Per chi è schiavo dell’alcol è possibile un finale migliore

Dipendenze

Per chi è schiavo dell’alcol è possibile un finale migliore

di redazione

“Un finale migliore”: è questo il titolo della Campagna sociale che, per la prima volta in Italia, vede unirsi le cinque principali Società scientifiche nazionali che operano nel settore per un’iniziativa di sensibilizzazione sull’alcoldipendenza quale malattia curabile. La Società italiana di alcologia (Sia), quelle di psichiatria (Sip), di psichiatria delle dipendenze (Sipdip) e delle tossicodipendenze (Sitd) e la Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (Federserd) uniscono le forze e mettono a disposizione i loro specialisti per fornire un consulto online attraverso il sito internet www.unfinalemigliore.it.

Dell’argomento si è parlato in una Conferenza sul consumo dannoso e sulla dipendenza da alcol organizzato a Roma martedì 14 gennaio dalla Pontificia accademia delle scienze.

«Il consumo pericoloso di alcol e la dipendenza da alcol mondo – ha osservato monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia delle scienze – rappresentano un importante problema di salute pubblica e sociale che sta sconvolgendo il mondo. È un problema sottovalutato – ha aggiunto - che non interessa solo il singolo, ma l’intero sistema con il quale l’individuo è in relazione, la famiglia, la rete lavorativa e sociale».

La sfida, ha precisato Emanuele Scafato, presidente della Società di alcologia e vicepresidente della Federazione europea delle società scientifiche sulle dipendenze, è quella di «contrastare il valore d’uso dell’alcol, del consumo rischioso e dannoso mirando a interrompere un circolo vizioso che conduce a un impatto sempre più preoccupante a livello sociale e sanitario di un fenomeno di cui l’alcoldipendenza, insieme alle numerose patologie connesse, tra cui il cancro, rappresenta una delle più temibili conseguenze. La valorizzazione dell’alcologia e la creazione di una rete efficiente di competenze – ha aggiunto - sono elementi chiave al fine di garantire diagnosi precoci e offrire le migliori opportunità di intervento e prevenzione sino a giungere alle cure da porgere al maggior numero possibile di alcoldipendenti, in particolare a coloro che oggi non sono intercettati dal sistema o a esso non si rivolgono». Su circa 1 milione di alcoldipendenti in Italia, infatti, solo 58 mila circa accedono a un trattamento. Per Scafato è dunque «indispensabile ridurre le pressioni mediatiche e sociali al bere, agire per incrementare le attività di formazione dei medici, di prevenzione, di informazione e di valutazione dell’efficacia dell’offerta terapeutica. Dobbiamo rinnovare l’impegno per rimuovere lo stigma sociale che etichetta come “viziosa” la persona che ha problemi con l’alcol. È questa una delle barriere più importanti da abbattere per agevolare riabilitazione e inclusione delle persone alle quali l’alcol ha provocato problemi di cui oggi appaiono sottovalutate le conseguenze fisiche e sociali». 

«Oggi sappiamo che l’alcoldipendenza è una malattia curabile legata agli effetti che il consumo continuo di alcol determina su un vasto numero di sistemi di neurotrasmettitori cerebrali – ha spiegato Claudio Mencacci, presidente della Società di psichiatria - incluso il sistema dei recettori degli oppioidi, portando a un neuroadattamento duraturo che può causare l’assunzione continua di alcol. L’aumento del numero di alcoldipendenti osservato negli ultimi anni – ha proseguito - suggerisce la necessità di attuare non solo progetti di prevenzione sui giovani e sulla popolazione tutta, ma anche e soprattutto di informazione sulla possibilità di cura. Noi psichiatri osserviamo giornalmente che un disturbo da alcol sottovalutato, e di conseguenza non curato, può portare all’insorgenza di altri disturbi psichiatrici». Per Mencacci «è pertanto fondamentale incentivare un trattamento tempestivo, che peraltro oggi vede la disponibilità di diversi approcci terapeutici: da quello orientato all’astensione immediata, a quello che parte dalla riduzione del consumo come step intermedio per raggiungere l’astensione. Possiamo quindi offrire opzioni terapeutiche personalizzate; è importante che le persone sappiano che dall’alcoldipendenza si può uscire».