Hiv: la profilassi pre-esposizione funziona anche negli adolescenti
Mancava un tassello importante negli studi sull’efficacia e sicurezza della profilassi pre-esposizione per l’Hiv (PrEP - PreExposure Prophylaxis), la strategia che consiste nell'assunzione di un trattamento antiretrovirale allo scopo di prevenire l'infezione da HIV. Finora tutti i trial clinici erano stati condotti su persone adulte e nulla si sapeva sulla efficacia, sulla sicurezza e sulla fattibilità di questo intervento nei minori. Ora uno studio pubblicato su Jama Pediatrics ha dimostrato che la profilassi è ben tollerata e funziona anche per gli adolescenti maschi che hanno rapporti con partner dello stesso sesso.
Il nuovo trial di fase 2 è stato svolto seguendo la procedura “open-label”, ossia con medici e pazienti entrambi a conoscenza del prodotto usato.
I ricercatori hanno reclutato 78 partecipanti di sesso maschile dall’età media di 16 anni che avevano rapporti sessuali con altre persone dello stesso sesso. Tutti i partecipanti erano risultati negativi ai test dell’Hiv ma erano considerati a rischio di infezione e avevano mostrato la volontà di sottoporsi alla profilassi quotidiana per 48 settimane.
Durante il periodo di osservazione sono state riscontrate 23 diverse infezioni trasmesse sessualmente in 12 partecipanti. Tre ragazzi hanno contratto un’infezione da Hiv. In casi come questi i medici parlano di “sieroconversione”, ossia il passaggio da una condizione di sieronegatività a una di sieropositività. I tre adolescenti diventati sieropositivi mostravano dei livelli di antriretroviarali (tenofovir) troppo bassi, incompatibili con la terapia somministrata. Molto probabilmente quindi i ragazzi non avevano assunto il farmaco nelle modalità dovute, inficiando così il successo della profilassi.
L'aderenza alal terapia - sottolineano gli autori - è infatti una condizione necessaria per il suo buon esito.
E si sa che la coerenza dei comportamenti non rientra tra le caratteristiche tipiche dell’adolescenza: lo studio ha infatti dimostrato che i giovani si sono dimostrati molto diligenti nel primo periodo (con un’aderenza alla terapia del 95% nelle prime 12 settimane) ma meno rispettosi del piano terapeutico con il passare del tempo.
Nonostante i problemi di aderenza, la PrEP non ha tradito dunque le aspettative neanche negli adolescenti. Il suo reale impiego nella popolazione più giovane, tuttavia, sembra già destinato a far discutere.