Epatite C: l'eradicazione potrebbe essere vicina

Congresso Simit

Epatite C: l'eradicazione potrebbe essere vicina

di redazione

L'eradicazione dell'infezione da Hcv, il virus dell'epatite C, non solo è possibile, ma potrebbe anche essere vicina, molto vicina, forse solo un paio d'anni. Almeno a sentire Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all'Università Tor Vergata di Roma, in occasione del Congresso nazionale di Salerno della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali: «Abbiamo farmaci talmente efficaci, da utilizzare in maniera semplice, con brevi periodi e con una sola pasticca al giorno – spiega - che si pensa sia possibile trattare un numero sufficientemente ampio di persone per raggiungere questo obiettivo. Circa il 90% delle nuove infezioni colpisce persone che fanno uso di sostanze in via endovenosa. Inevitabilmente, quindi, in termini epidemiologici, dobbiamo iniziare a concentrarci su questi soggetti, perché si possa evitare di mantenere vivo questo focolaio epidemico in Italia».

Secondo studi recenti alcune campagne finalizzate a test rapidi condotti in questi pazienti hanno dimostrato che più del 30% si sono dimostrati positivi all'Hcv. Altro dato interessante quello dei soggetti che fanno uso di sostanze per via endovenosa: la percentuale di risposta positiva al trattamento è virtualmente equivalente a quello della popolazione, praticamente il 90%.

«Questi risultati - sottolinea Andreoni - ci fanno capire che dobbiamo andare verso questa direzione. E che servono campagne mirate all'individuazione di infetti appartenenti a questo gruppo. È importante, inoltre, creare modelli di esempio e di riferimento che stimolino questi individui a sottoporsi al trattamento. Questi, infatti, scarsamente aderiscono correttamente alla terapia. Ma prestando una particolare attenzione, si potrebbe giungere finalmente all'eradicazione della malattia».

Da gennaio 2015 ad oggi «abbiamo trattato in Italia più di 94 mila pazienti con i nuovi farmaci antiretrovirali – conclude lo specialista - con un alto tasso di successo. Mentre il numero dei casi che non ha risposto alle cure si assesta intorno al 3-5%. Prevediamo di trattare nei prossimi due anni altri 160 mila pazienti, perché questa è la disponibilità che l'Agenzia italiana del farmaco ha dato ai clinici italiani per trattare questa patologia. Stiamo procedendo – assicura - in maniera rapida ed efficace».