Bassi livelli di colesterolo mettono il freno all’Hiv

La scoperta

Bassi livelli di colesterolo mettono il freno all’Hiv

di redazione
In una piccola parte di persone sieropositive il virus Hiv sembra incapace di infettare le cellule del sistema immunitario e la malattia si sviluppa molto lentamente. Ecco perché

La terapia antiretrovirale assunta dalle persone sieropositive interrompe il processo di replicazione del virus e possono ritardare di decenni l'insorgenza dell’Aids conclamata.

Tuttavia una piccola percentuale di persone infette dal virus dell’Hiv, pur non assumendo farmaci, non sviluppa una perdita di cellule T (una delle popolazioni delle cellule del sistema immunitario) né un aumento dei livelli di virus. Il fenomeno è stato per anni un mistero scientifico, che ora un gruppo di ricercatori dell’University of Pittsburgh guidato dall’italiana Giovanna Rappocciolo sembra aver svelato in uno studio pubblicato sulla rivista mBio.

A impedire al virus dell’Hiv di proseguire nella sua corsa verso i danni all’organismo che porta all’Aids, in questa specialissima popolazione, sono i bassi livelli di colesterolo presenti nelle cellule immunitarie.

Quando il virus Hiv contagia il corpo è generalmente riconosciuto dalle cellule dendritiche e trasportato ai linfonodi, dove viene trasmesso ad altre cellule del sistema immunitario, comprese le cellule T. L’Hiv utilizza quindi queste cellule come sede principale per la sua proliferazione. È attraverso questo meccanismo che i livelli del virus aumentano, fino a sopraffare il sistema immunitario, e a evolvere in Aids con la conseguenza che il corpo non riesce più combattere infezioni e tumori.

«È risaputo da 20 anni che alcune persone, non sottoposte a terapia farmacologica, non registrano la consueta perdita delle cellule T e il progressivo decorso dell'Aids. Invece la malattia progredisce molto più lentamente, e noi crediamo che uno dei motivi sia il basso contenuto di colesterolo nelle cellule dendritiche», ha spiegato Rappocciolo.

Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno seguito otto persone di questa piccola popolazione, definite "nonprogressors", due volte l'anno per una circa di 11 anni e li ha messi a confronto con otto pazienti sieropositivi che presentavano una tipica progressione della malattia.

Il gruppo ha così scoperto che nei “nonprogressors”, le cellule dendritiche non trasferiscono, in livelli rilevabili, il virus alle cellule T. Dopo un’analisi più approfondita i ricercatori hanno scoperto che questo tipo di cellule possedevano bassi livelli di colesterolo, anche se nel sangue dei pazienti i livelli erano normali. 

«È una caratteristica protettiva ereditata geneticamente da una piccola percentuale di persone», ha precisato Rappocciolo. «Comprendere il funzionamento di questo processo potrebbe essere un indizio importante per lo sviluppo di nuovi metodi per prevenire la progressione dell'infezione da Hiv».