Attività fisica e diabete, un binomio da incoraggiare

Trekking in Val di Non

Attività fisica e diabete, un binomio da incoraggiare

di redazione

L’attività fisica nelle persone con diabete è una buona abitudine che fa bene alla salute. È per questo che Fand, l'Associazione italiana diabetici e l’Associazione diabetici Verona Odv, hanno organizzato in Val di Non il Campo scuola “Diabete e Sport Rumo 2023” rivolto a persone con diabete di tipo 1. Nei tre giorni di trekking i partecipanti hanno potuto mettere alla prova tecniche e strategie di gestione del glucosio in attività fisica prolungata, in una condizione di condivisione e spirito di gruppo.

Che l’attività fisica sia un importante strumento per il contrasto del diabete è ormai ampiamente condiviso, come confermato anche da una recente ricerca australiana, che ha rivelato che l’attività fisica, da moderata a intensa, potrebbe ridurre il rischio di diabete di tipo 2 anche nelle persone con un alto rischio genetico. Lo studio, che ha coinvolto oltre 59 mila pazienti osservati per sette anni ed è stato pubblicato dal British Journal of Sports Medicine, ha rilevato che dedicare più di un’ora al giorno ad attività fisica, anche intensa, come corsa, ciclismo e trekking, si associa a un rischio inferiore del 74% di sviluppare diabete di tipo 2.

Il campo scuola si è articolato in due tappe con pernottamento in un rifugio a 1.925 mt di altitudine nella catena delle Maddalene, la prima con una lunghezza di circa 13 Km e un dislivello in salita di circa 800 mt e la seconda di 14 km con un dislivello di 400 mt in salita e 1.300 mt in discesa.

«È importante incentivare esperienze come quella di questo campo scuola in cui persone con la stessa condizione fisica hanno potuto condividere e mettere alla prova esperienza, consigli tecnici sulla gestione dei dispositivi automatici di infusione insulinica, alimentazione in attività fisica intensa e gestione degli imprevisti», commenta Emilio Augusto Benini, presidente Fand, «Un’importante esperienza di condivisione e di contrasto a stereotipi troppo spesso limitanti e scoraggianti - aggiunge - in cui si è sviluppato tra i partecipanti un legame di fiducia, di rispetto e supporto reciproco. Una dimostrazione a chi ha partecipato e a chi convive quotidianamente con il diabete di tipo 1 che con preparazione, conoscenza della patologia e forza di volontà, non esistono limiti».