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Il progetto
Il costo della bellezza: una Campagna per proteggere i giovani dai messaggi dannosi sui social media
redazione
Corpo

Una ricerca pubblicata nello scorso marzo dall'Istituto superiore di sanità calcola in quasi 100 mila gli studenti italiani tra gli 11 e i 17 anni con caratteristiche compatibili con una dipendenza dai social media che hanno maggior probabilità di sviluppare ansia sociale. Ansia che a sua volta, secondo uno studio della Società italiana di pediatria del 2022, può diventare fattore di rischio per bassa autostima, depressione o aggravamento di disturbi alimentari come l'anoressia.

In questo contesto, Dove, brand di Personal Care di Unilever, ha presentato martedì 19 settembre a Roma la Campagna di sensibilizzazione “Il Costo della Bellezza”, promossa in collaborazione con Cittadinanzattiva e Social Warning - Movimento Etico Digitale, no-profit nata nel 2018 per sensibilizzare ragazzi e adulti sulle potenzialità e rischi del web.

I tre promotori propongono un progetto di sensibilizzazione per far introdurre nelle scuole un percorso formativo sull’uso consapevole dei social media e lanciano una petizione rivolta a tutti, che è possibile firmare online su Change.org oppure nei diversi corner che verranno organizzati appositamente nelle piazze delle principali città italiane.

La campagna, inoltre, prende vita grazie a un video che, sulle note di You Are So Beautiful, offre uno sguardo sulle vite dei giovani che hanno subito le conseguenze dei contenuti dannosi proposti sui social media, e a un Manifesto che sintetizza l’impegno a supporto della petizione. La protagonista del Manifesto, Viola, è una ragazza italiana di 15 anni che racconta una storia di crescita, trasformazione e di felicità ritrovata anche nella bellezza e nell’unicità dell’imperfezione.

Altro elemento simbolico che identifica la campagna è il Bracciale dell’autostima, ispirato a quello che indossano molti giovani in ospedale, ma che vuole avere un valore positivo, di rinascita, di forza, riportando messaggi positivi in grado di sostenere l’autostima e il rispetto per la propria unicità.

Madrina della Campagna è Aurora Ramazzotti.

Cittadinanzattiva «ha aderito con entusiasmo a questa campagna alla quale vogliamo contribuire in maniera importante con la realizzazione dello sportello telefonico di tutela, informazione ed empowerment per i più giovani e per le loro famiglie – dice Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva - e con la diffusione della petizione presso i cittadini, le Istituzioni e le scuole, per chiedere che l'educazione civica diventi sempre più uno spazio di formazione e informazione per l'uso consapevole dei social media. È un lavoro che prosegue, inoltre, nel solco del nostro impegno a livello nazionale e territoriale, all'interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado e nelle sedi del Tribunale per i diritti del malato, con la volontà che quanto accaduto a Mary, la protagonista del video spot, così come a tante ragazze e ragazzi, non "accada ad altri"».

«Siamo consapevoli che i giovani passano sui canali social una media che va da due a quattro ore al giorno, nel 40% dei casi, mentre per il 44% il tempo è illimitato» sottolinea Davide Dal Maso, fondatore di Social Warning. «Non ci si può esimere, quindi, dall’avere una partecipazione attiva su questi temi che rappresentano un aspetto culturale fondamentale nella vita dei cittadini digitali di oggi e di domani. Ciascuno di noi – sostiene - è responsabile dei comportamenti che ha sul web e dell’impatto che questi possono generare sugli altri, diventa quindi importante regolamentare l’insieme di diritti e doveri del mondo digitale ed educare i giovani, a cominciare dall’ambiente scolastico».

«Mentre alcuni aspetti dei social media possono essere fonte di creatività e connessione tra i giovani – interviene infine Ugo De Giovanni, General Manager Personal Care Unilever Italia - i dati dimostrano che gli standard di bellezza tossici promossi online stanno danneggiando la salute mentale dei nostri ragazzi. Un messaggio tossico, in alcuni casi e soprattutto tra i più giovani, può portare a disturbi psico-fisici più profondi, fino ad assumere tratti patologici. Questo circolo va spezzato giocando d'anticipo – conclude - puntando su educazione e sensibilizzazione».

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