Mangiare all'occidentale riduce la vita del 10%
La malnutrizione, per eccesso o per difetto, è un problema sanitario in tutta Europa e ha un impatto significativo sulla salute delle persone e dei pazienti.
«Le conseguenze negative della malnutrizione – avverte Maurizio Muscaritoli, presidente della Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo (Sinuc) - sono numerose e gravi: aumenta il rischio di patologie nei soggetti sani, il rischio di complicazioni nelle persone con patologie croniche, allunga la degenza ospedaliera, riduce la durata e la qualità della vita. Purtroppo, la gestione della malnutrizione nell'ambito sanitario è spesso inadeguata».
Secondo uno studio presentato all'ultimo meeting dell'American Society for Nutrition (Chicago, 29 giugno-2 luglio) assumere quantità elevate di cibo ultra-processato può ridurre la durata della vita di oltre il 10%. Il rischio di mortalità sale al 15% per gli uomini e al 14% per le donne. «Quando parliamo di malnutrizione - commenta Alessio Molfino, del Dipartimento di Medicina traslazionale e di precisione della Sapienza Università di Roma - dobbiamo considerare entrambe le facce della medaglia, la malnutrizione per eccesso, ma anche quella per difetto con obesità e perdita di massa muscolare, condizione nota come obesità sarcopenica, in grado di aumentare il rischio di fragilità, peggiorando i quadri clinici».
Uno studio della Fondazione Aletheia, patrocinato dal ministero della Salute, ha evidenziato che per coprire i costi di sovrappeso e obesità, ogni Italiano paga quasi 300 euro di tasse l’anno, il che comporta una contrazione del Pil del 2,8%.
Pesano nel calcolo l’adozione di una dieta di tipo “western”, ricca di carne e cibi pronti o ultra-processati che influisce sullo sviluppo di sovrappeso e obesità anche nei giovani. Negli ultimi venti anni in Italia, c’è stato un aumento del 7,1% delle persone in sovrappeso e del 36,4% di quelle obese.
Il rapporto realizzato dalla Fondazione Aletheia indica inoltre che una riduzione del 20% delle calorie assunte da alimenti ad alto contenuto di zucchero, sale e grassi saturi potrebbe prevenire in Italia 688 mila malattie croniche entro il 2050 e far risparmiare 278 milioni di euro l’anno di spesa sanitaria.
L’aderenza alla dieta mediterranea ha mostrato vantaggi a lungo termine: maggiore longevità, invecchiamento in salute, diminuzione dell’infiammazione e migliore immunità grazie anche al miglior profilo del microbiota intestinale e dei parametri metabolici.