Non tutti gli alimenti vegetali sono salutari
Frutta, verdura, legumi e olio d’oliva devono vedersela con una serie di cibi che, per quanto siano di origine vegetale, non sono equiparabili in termini di valori nutrizionali.
Per indagare l’effetto sulla salute di modelli alimentari caratterizzati dalla presenza di diversi tipi di cibi vegetali, il Dipartimento di Epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia), ha realizzato e presentato al Congresso nazionale della Sinu, la Società italiana di nutrizione umana, una ricerca che ha messo in correlazione questi modelli alimentari con un indice di invecchiamento biologico.
L'invecchiamento biologico deriva dalla differenza tra l'età biologica e quella cronologica ed è sempre più riconosciuto come un indicatore affidabile dell'invecchiamento in buona salute e del rischio di mortalità. Diete equilibrate che includono molta frutta e verdura sono risultate associate a un invecchiamento più lento.
Lo studio del Neuromed ha analizzato dati relativi a oltre 4 mila persone reclutate nello studio Moli-sani (2005-2010), per le quali è stato costruito un modello alimentare pro-vegetariano, assegnando punteggi positivi ai cibi vegetali e punteggi negativi ai cibi di origine animale. Contestualmente, sono stati realizzati due modelli alimentari pro-vegetariani sia salutari sia non salutari, distinguendo tra alimenti vegetali sani (per esempio frutta, verdura, legumi) e meno salutari (per esempio succhi di frutta, patate, bevande zuccherate).
L’età biologica è stata, invece, calcolata utilizzando un algoritmo di machine learning, che ha preso in considerazione oltre trenta biomarcatori. I risultati dello studio indicano che un'alimentazione basata prevalentemente sul consumo di cibi vegetali salutari si associa a un rallentamento dell’invecchiamento, mentre il consumo di un'ampia quota di cibi vegetali non salutari (per lo più altamente trasformati) è associato a una accelerazione.
In un secondo studio presentato al Congresso Sinu dall’Istituto nazionale tumori Pascale di Napoli su oltre 500 donne con nuova diagnosi di cancro del seno, è stata analizzata la dieta tramite i diari alimentari di sette giorni e le misure di peso, girovita, pressione arteriosa e valori ematici di colesterolo e glicemia al basale, cioè alla prima visita di studio. Le analisi dei dati antecedenti alla ricerca ha trovato che una dieta vegetariana meno sana, ovvero ricca di prodotti quali bevande zuccherate, succhi di frutta commerciali, dolciumi, patate e cereali molto raffinati come pane e riso bianco, erano associati a valori considerati a rischio per lo sviluppo delle malattie croniche. In particolare, erano associati a valori sopra la soglia di rischio per la colesterolemia, la glicemia, il peso corporeo e la circonferenza vita sopra a 88 centimetri, che è indice di accumulo eccessivo di tessuto grasso sull’addome, causa principale delle malattie del metabolismo come il diabete e fattore di rischio delle recidive tumorali. Al contrario, chi consumava una dieta prevalentemente vegetariana, ma sana, ovvero che include principalmente verdura e frutta fresca, legumi, granaglie integrali, noci e mandorle e oli vegetali, aveva un peso corporeo e girovita sotto la soglia di rischio. Aggiungendo la pasta bianca tra i cibi vegetariani sani non cambiavano i risultati e questo suggerisce che consumarla nel contesto di una dieta sana non sembra avere conseguenze negative su peso e girovita.