A Parma il nuovo Biotech Center of Excellence del Gruppo Chiesi
Il Gruppo Chiesi ha inaugurato a Parma il Biotech Center of Excellence, nuovo polo per la ricerca, lo sviluppo e la produzione di farmaci biologici che punta sull’innovazione biotecnologica, con particolare attenzione allo sviluppo di anticorpi monoclonali, enzimi e altre proteine complesse.
«La strategia di Chiesi è pienamente allineata con le priorità europee: il nostro investimento nella creazione del Biotech Center of Excellence, quindi nel futuro della medicina, contribuisce a rafforzare l’ecosistema biotech nazionale ed europeo, rendendo più competitivi il nostro Paese e il nostro Continente. Solo facendo sistema con le Istituzioni e gli altri stakeholder possiamo garantire ai cittadini europei l’accesso, senza ritardi, a terapie d’avanguardia e garantire l’innovazione biofarmaceutica in Europa» dichiara Alessandro Chiesi, presidente del Gruppo.
Dei circa 400 milioni di euro complessivi di investimento, 120 milioni sono destinati alle infrastrutture e 260 verranno spesi nel lungo termine (2023-2030) per materiali, tecnologie innovative, sviluppo di competenze e formazione. Il Biotech Center of Excellence si pone come punto di riferimento nelle biotecnologie ed esempio di un risultato raggiunto grazie a un impegno condiviso tra il Gruppo Chiesi e il Sistema Salute. Quando sarà pienamente operativo, il polo di Parma impiegherà fino a 200 professionisti altamente specializzati. Le attività tecniche già in corso coinvolgono 60 persone, destinate a diventare oltre 80 entro la fine del 2025.
«L’apertura del nostro nuovo Biotech Center of Excellence – dice Giuseppe Accogli, CEO del Gruppo Chiesi - rappresenta un significativo passo avanti nel nostro impegno a sviluppare terapie rivoluzionarie che migliorino concretamente la qualità di vita dei pazienti. Questo hub moderno a livello europeo ci permette di accelerare il nostro percorso di trasformazione verso un futuro rappresentato dalle biotecnologie. Il Biotech Center of Excellence – precisa - innalzerà le nostre capacità produttive a nuovi livelli e ci permetterà di promuovere collaborazioni per rispondere meglio alle esigenze dei pazienti a livello globale, soprattutto in un’area terapeutica come quella delle malattie rare».