A Roma gli esperti internazionali sulla Leucemia acuta promielocitica

L'incontro

A Roma gli esperti internazionali sulla Leucemia acuta promielocitica

di redazione

L’ottavo Simposio internazionale sulla leucemia acuta promielocitica (APL) organizzato dalla Fondazione Gimema–Franco Mandelli (Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto) si terrà a Roma mercoledì 10 e giovedì 11 aprile 2024. Durante l'incontro ematologi italiani e internazionali insieme ai rappresentati delle più importanti Società scientifiche discuteranno le ultime frontiere da superare nel trattamento dei pazienti affetti da questo tumore del sangue e per onorare la memoria di Francesco Lo Coco, prematuramente scomparso, coinvolto fin dai primi anni Novanta nello studio dell’APL e autore di studi fondamentali in materia.

Nei due giorni del Simposio verranno presentati, tra gli altri, i risultati degli studi internazionali sulle forme di APL ad alto rischio e sulle APL pediatriche, sulle problematiche relative al trattamento in real-life e sul ruolo del trapianto allogenico; saranno, inoltre, illustrati i progressi nello studio della biologia della malattia. Nelle sessioni tematiche si discuteranno le questioni ancora aperte e le nuove terapie con l’arsenico in compresse, i cui risultati, una volta validati, potranno consentire l’utilizzo di un trattamento per via orale, importante soprattutto per i cicli di consolidamento oggi somministrati in ambulatorio. 

La leucemia acuta promielocitica è la forma di leucemia mieloide acuta che più ha beneficiato dei progressi legati alla terapia personalizzata. 

«A questo successo ha grandemente contribuito l’ematologia italiana – sottolinea Maria Teresa Voso, professoressa di Ematologia al Policlinico universitario di Roma Tor Vergata e coordinatrice scientifica del Simposio - e in particolare Francesco Lo Coco». Così oggi le probabilità di guarigione della APL arrivano al 90% nella normale pratica clinica.

«Quando si parla di accesso alle cure garantito in modo omogeneo – sostiene Marco Vignetti, presidente della Fondazione GIMEMA – il GIMEMA è all’avanguardia: i protocolli sono analoghi in qualsiasi Centro e, qualora un Centro non abbia risorse adeguate, si avvale delle risorse dei Centri più avanzati, senza che il paziente debba spostarsi dalla sua residenza. È un modello reale di ciò che può offrire la sanità in rete, per ora basato sulla disponibilità degli operatori sanitari, medici, biologi, infermieri, del nostro Servizio sanitario nazionale. Diffondere, divulgare e rendere consapevole il pubblico delle novità in questo campo può rappresentare un grande servizio diretto ai cittadini italiani, spesso spaventati delle difficoltà e carenze del Ssn, per metterli al corrente della elevata qualità dell’assistenza che possono ricevere, tra le prime al mondo, e, soprattutto, per indirizzarli correttamente nei luoghi giusti, senza bisogno di migrazioni sanitarie che nel campo dell’ematologia – conclude - non sono quasi mai praticamente necessarie».