Per chi soffre di asma un’attenzione particolare alla salute del cuore

Cautela

Per chi soffre di asma un’attenzione particolare alla salute del cuore

44244172811_39df4a987b_k.jpg

Immagine: NIAID / Flickr [CC BY 2.0]
di redazione
La malattia infiammatoria delle vie aeree quando si manifesta in forma cronica è associata a un eccessivo accumulo di placche nelle arterie corotidee. La conseguenza è un maggior rischio di eventi cardiovascolari come infarto e ictus

Chi soffre di asma persistente, caratterizzata dalla necessità di assumere farmaci ogni giorno per il controllo dei sintomi, ha un rischio maggiore di andare incontro a un infarto o un ictus. Lo sostiene uno studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association secondo il quale la malattia respiratoria danneggerebbe il sistema cardiovascolare procurando un accumulo eccessivo di placche nelle arterie carotidi. «Molti medici e pazienti non si rendono conto che l'infiammazione delle vie aeree dovuta all’asma può influenzare le arterie. Per le persone con asma persistente, affrontare i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari può essere davvero utile. La presenza e la quantità della placca dell'arteria carotidea è un forte predittore di futuri eventi cardiovascolari», ha affermato  Matthew C. Tattersall dell'Università del Wisconsin a Madison, a capo dello studio.  

I ricercatori hanno utilizzato i dati di uno studio sull’aterosclerosi per analizzare una potenziale associazione tra l’asma e lo sviluppo di placche nelle due arterie che irrorano la testa e il collo. Lo studio di riferimento, chiamato Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (Mesa), avviato nel 2000 ed  ancora in corso, ha coinvolto finora circa 7mila adulti di sei città degli Stati Uniti. 

Al momento del reclutamento i partecipanti non avevano alcuna malattia cardiaca. Dal campione complessivo sono stati selezionati 5mila adulti dall’età media di 61 anni per i quali erano disponibili dati ecografici carotidei, alcuni affetti da asma persistente, altri da asma intermittente e altri ancora non affetti da asma. Il sottogruppo con asma persistente, caratterizzato dall'uso quotidiano di farmaci per controllare i sintomi dell'asma, era composto da 109 partecipanti, quello con asma intermittente, senza la necessità di usare farmaci tutti i giorni per controllare i sintomi dell'asma, era composto da 388 partecipanti. I restanti partecipanti non avevano l'asma.

All'inizio dello studio MESA, che era nato per analizzare i fattori di rischio dell’arterosclerosi, tutte le persone coinvolte avevano effettuato un'ecografia di entrambe le arterie carotidee, sinistra e destra, per valutare la presenza di eventuali placche e, in caso di esito positivo, quantificarle.  In aggiunta, al momento del reclutamento sono stati misurati anche i livelli ematici di due biomarcatori infiammatori: interleuchina-6 (IL-6) e proteina C-reattiva (PCR).

Dall’analisi è emerso che le placche nelle arterie carotidee erano presenti nel 67 per cento dei partecipanti con asma persistente e nel 49,5 per cento di quelli con asma intermittente. Le persone con asma persistente avevano una media di due placche carotidee e quelle con asma intermittente circa una placca carotidea. La placca carotidea era presente nel 50,5 per cento dei partecipanti senza asma, con una media di circa una placca carotidea. 

Rispetto ai partecipanti senza asma, quelli con asma persistente avevano livelli più alti di biomarcatori infiammatori. 

«Questa analisi mostra che l'aumento del rischio di placche carotidee tra le persone con asma persistente è probabilmente influenzato da molteplici fattori. I partecipanti con asma persistente avevano livelli elevati di infiammazione nel sangue, anche se l'asma era stata trattata con farmaci, il che evidenzia le caratteristiche infiammatorie dell'asma. Sappiamo che livelli più elevati di infiammazione hanno un impatto negativo sul sistema cardiovascolare», spiegano i ricercatori. 

I risultati dello studio sono in linea con quanto già noto sull’associazione tra malattie infiammatorie e rischio cardiovascolare.  Nella versione aggiornata delle linee guida dell’American Heart Association, che risale al 2019, le malattie infiammatorie come artrite e lupus sono considerate fattori di rischio cardiovascolari. Ora potrebbe valere lo stesso per l’asma. 

«Il messaggio più importante dei nostri risultati è che le forme più significative di asma sono associate a un maggior rischio di malattie cardiovascolari ed eventi cardiovascolari. Affrontare i fattori di rischio cardiovascolare attraverso lo stile di vita e le modifiche comportamentali può essere un potente strumento preventivo per i pazienti con forme più gravi di asma», ha dichiarato Matthew C. Tattersall, dell’University of Wisconsin in Madison.