Fibromialgia e lavoro: la stanchezza è riferita dal 93% dei lavoratori, tristezza e umore instabile dal 55%.

L’indagine

Fibromialgia e lavoro: la stanchezza è riferita dal 93% dei lavoratori, tristezza e umore instabile dal 55%.

di redazione

Stanchezza,  tristezza e umore instabile non sono ben visti nei luoghi di lavoro. Il problema è che per chi soffre di fibromialgia queste manifestazioni non sono facilmente controllabili. L’impatto della fibromialgia sul lavoro è stato analizzato da un’indagine del Comitato Fibromialgici Uniti che ha stimolato la nascita dell’Osservatorio Salute e Benessere sul Luogo di Lavoro.  I risultati della ricerca che ha coinvolto 1.179 sono stati presentati al 6° Convegno Nazionale del Comitato Fibromialgici Uniti (CFU).

Il livello di benessere sul lavoro purtroppo non è alto. Solo il 14 per cento dei nostri intervistati ne è soddisfatto. Il 53 per cento ha riferito problemi significativi, il 16 per cento non ci va volentieri mentre il 17 per cento manifesta un vero e proprio stato di ansia con preoccupazione di perderlo.

Il livello di mansioni non rappresenta un vantaggio: anche il 60 per cento degli imprenditori ha problemi che li hanno costretti a cambiare anche drasticamente la quantità di ore lavorate o il tipo di attività. 

Il 69 per cento degli insegnanti ha problemi pratici ma teme meno di perdere il lavoro per le maggiori tutele offerte dall’impiego pubblico. 

La stanchezza è riferita dal 93 per cento dei lavoratori, tristezza e umore instabile rappresentano il 55 per cento. Difficoltà legate ad orario, assenze e ritmi di lavoro sono state abbastanza bilanciate: in 467 hanno trovato accoglimento e soluzione e in 492 casi invece non sono state risolte. 

Il lavoro di ricerca sì è concentrato anche sui cosiddetti “accomodamenti ragionevoli”, ossia  le soluzioni per modificare gli ambienti di lavoro, renderli inclusivi e permettere anche a chi ha una malattia cronica di essere produttivo, sostenersi, mantenere un ruolo sociale (definite nella Convenzione Onu e della Direttiva Europea 2000/78/CE).  Nel caso della fibromialgia sì tratta di sedie, postazioni, illuminazione, possibilità di fare pause anche brevi.

Nei questionari è emerso che sulla qualità del lavoro incidono fattori diversi ed eterogenei: strumenti ma anche mansioni, postazioni, livello di partecipazione, qualità delle relazioni. 

Mentre durante i focus group sono emerse le criticità: il mix di malattia invisibile (il dolore non si vede), richiesta di malattia, mansioni impossibili da svolgere e mancato riconoscimento da parte del SSN, fanno si che il soggetto fibromialgico sia considerato ‘improduttivo’.

 In alcuni casi i pazienti assumono farmaci che interferiscono con lucidità e capacità di concentrazione, soffrono di emicranie e hanno esigenze speciali per ciò che riguarda la temperatura degli ambienti.