La siesta fa bene al cervello. A ricordarlo è la Società Italiana di Neurologia che in queste giornate di caldo estremo che invogliano a dormire durante il giorno diffonde i risultati di importanti studi scientifici che dimostrano i benefici dei riposini pomeridiani.
L’estate scorsa uno studio della Northwestern University pubblicato su Current Biology aveva indicato che le temperature superiori a 25 gradi spingono facilmente alla siesta perché esiste un termometro cerebrale che regola il metabolismo corporeo a seconda delle temperature esterne.
Per alcune persone però la necessità di schiacciare un pisolino nelle prime ore del pomeriggio è scritta nei geni. Secondo uno studio appena pubblicato dalle Università di Montevideo e Londra e dal Center for Genomic Medicine di Boston e dal Broad Institute di Cambridge, esiste una predisposizione genetica alla siesta che al contempo sembra essere associata a un maggior sviluppo cerebrale e a un ridotto rischio di malattia di Alzheimer.
L’importante è non esagerare. Gli effetti positivi si osservano con una siesta compresa fra 5 e 15 minuti e possono protrarsi fino a 1 o 3 ore dopo il sonnellino pomeridiano. Se la siesta supera mezz’ora invece si osserva un transitorio deterioramento delle performance cognitive.
La predisposizione genetica al sonnellino diurno era associata a un volume cerebrale totale maggiore di 15,80 cm3, che secondo gli autori potrebbe suggerire che regolari sonnellini diurni forniscono una certa protezione contro la neurodegenerazione, compensando la carenza di sonno notturno.
Considerando che altri studi indicano un declino generale del volume cerebrale totale compreso tra lo 0,2 per cento e lo 0,5 per cento all'anno, questa scoperta potrebbe indicare che chi abitualmente fa la siesta guadagna fra i 2,6 e i 6,5 anni di invecchiamento cerebrale.