Il caso
Per la prima volta al mondo dimostrata l’efficacia della neurostimolazione midollare in un paziente paraplegico
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redazione
Un uomo di 33 anni con un con grave deficit motorio a causa di una lesione è riuscito a ottenere un miglioramento della forza muscolare, della deambulazione e del controllo motorio, fino a consentirgli un recupero considerato «incredibile»

Grazie a un neurostimolatore impiantato nello spazio epidurale e a protocolli specifici di stimolazione e riabilitazione, un uomo di 33 anni con una lesione traumatica estesa al cono midollare con conseguente grave deficit motorio, è riuscito a ottenere un miglioramento della forza muscolare, della deambulazione e del controllo motorio, fino a consentirgli un recupero considerato «incredibile».

Il caso clinico, pubblicato su Med – Cell Press, è stato condotto dal team del MINE Lab, che vede coinvolti i medici, fisioterapisti e i ricercatori del San Raffaele di Milano e dell'Università Vita-Salute San Raffaele (UniSR) insieme con i bioingegneri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

«Con questo case study – spiega Luigi Albano, neurochirurgo e ricercatore del San Raffaele, primo autore dello studio - abbiamo dimostrato, per la prima volta, l’efficacia della stimolazione elettrica epidurale coadiuvata dalla riabilitazione nel ripristinare le funzioni motorie degli arti inferiori in un paziente affetto da paraplegia a causa di una lesione grave estesa al cono midollare, ovvero la porzione terminale del midollo spinale, consentendogli di raggiungere la stazione eretta e di deambulare per brevi distanze. Oltre al recupero motorio – aggiunge - la stimolazione ha determinato un miglioramento clinicamente rilevante del dolore neuropatico e della qualità della vita complessiva del paziente».

I risultati di questo studio «offrono nuove speranze ai pazienti con lesioni midollari gravi che hanno vissuto un lungo periodo di immobilità – assicura Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia al San Raffaele e professore di Neurochirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele – offrendo la possibilità di recuperi impensabili fino a poco tempo fa grazie all’integrazione della neuromodulazione avanzata e della riabilitazione personalizzata».

Il cono midollare è la porzione terminale del midollo spinale, situata indicativamente tra la prima e la seconda vertebra lombare (L1–L2). In quest’area, il sistema nervoso centrale si fonde funzionalmente con quello periferico: una lesione in questa regione può quindi compromettere sia le funzioni motorie e sensitive degli arti inferiori, sia il controllo di funzioni vitali come minzione, defecazione e sessualità. I traumi del cono midollare possono essere causati da incidenti stradali, cadute o eventi violenti, e rappresentano una quota significativa (oltre il 50% delle lesioni spinali) che coinvolgono la giunzione tra midollo e radici spinali.

Le lesioni in questa zona «risultano tra le più difficili da trattare e spesso comportano una combinazione di paraplegia, dolore neuropatico severo e disturbi sfinterici» precisa Albano, e «le opzioni terapeutiche tradizionali sono limitate e si concentrano soprattutto sulla riabilitazione, ma i margini di recupero sono generalmente modesti».

Il protagonista di questo studio è un uomo di 33 anni, colpito quattro anni fa da una grave lesione midollare a livello toracico basso (T11–T12), che gli ha causato una paralisi degli arti inferiori. La lesione, classificata come “incompleta”, aveva però compromesso profondamente la sua capacità di movimento. Nonostante due cicli intensivi di riabilitazione eseguiti dopo l’incidente, il paziente non era più in grado di camminare né di stare in piedi.

«Abbiamo impiantato un sistema di stimolazione midollare con 32 elettrodi, posizionandolo tra T11 e L1» racconta Mortini. «La stimolazione, una volta attivata, ha consentito di riaccendere alcuni circuiti nervosi residui -prosegue - in particolare quelli che controllano i muscoli del tronco e i flessori dell’anca, essenziali per il recupero della postura e della camminata. Dopo una fase iniziale di calibrazione, il paziente ha seguito un programma riabilitativo innovativo che integra esercizi in ambiente di realtà virtuale, utilizzando feedback sensoriali e motori».

Come osserva Daniele Emedoli, fisioterapista dell’Unità di Riabilitazione disturbi neurologici-cognitivi-motori del San Raffaele, nel gito di soli tre mesi, il paziente ha mostrato un conseguente potenziamento della mobilità degli arti inferiori, ha migliorato il controllo posturale del tronco in posizione seduta, permettendo lo spostamento del baricentro senza perdita di equilibrio e infine, si è osservato un ampliamento dell’angolo di flessione del tronco”.

Nel tempo, il paziente ha gradualmente ridotto il supporto necessario per camminare e alla dimissione era già in grado di percorrere 58 metri in sei minuti e completare il test dei dieci metri in poco più di 40 secondi. Ma il traguardo «più incredibile» è arrivato sei mesi dopo l’intervento: ha camminato autonomamente per un chilometro con il solo ausilio del deambulatore e tutori.

«Il successo di questo percorso dimostra quanto sia fondamentale il lavoro di squadra tra fisioterapisti, fisiatri, neurologi, neurochirurghi e ingegneri» commenta infine Sandro Iannaccone, direttore del Dipartimento di Riabilitazione del San Raffaele. 

 


 

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