Tumore al seno triplo negativo, alcune pazienti potrebbero evitare la chemio
Si apre una nuova prospettiva per il tumore al seno triplo negativo: alcune pazienti potrebbero, in un prossimo futuro, evitare la chemioterapia. Da una ricerca internazionale, pubblicata sul Journal of the American Medical Association (Jama), è emerso infatti che è possibile identificare precocemente le donne con questa forma tumorale che hanno un basso rischio di recidive e che quindi potrebbero evitare i trattamenti più aggressivi: sono quelle il cui tumore è identificato in stadio precoce ed è ricco di cellule immunitarie accorse per combattere la malattia.
Il tumore al seno triplo negativo è quello che negli ultimi anni ha tratto minori vantaggi dai progressi nelle terapie antitumorali. Non possiede nessuno dei bersagli molecolari contro cui sono indirizzati i trattamenti mirati: ciò lo rende più difficile da colpire. Inoltre, tende frequentemente a dare recidive, ha una mortalità più alta ed è più comune nelle donne giovani. «Per questi motivi, la chemioterapia - adiuvante o neoadiuvante - è raccomandata per la maggior parte delle pazienti con tumore al seno triplo negativo in stadio iniziale», spiegano i ricercatori.
Il nuovo studio ha analizzato i dati di quasi 2.000 donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno triplo negativo e il cui trattamento non avesse previsto la chemioterapia. La ricerca è stata condotta inin 13 centri in Usa, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Svezia, Giappone e Corea. I ricercatori hanno osservato che quanto più alta era la presenza di ‘linfociti infiltranti il tumore’ tanto migliore era la prognosi per le pazienti. In particolare, le donne con i livelli più alti di linfociti avevano una sopravvivenza a 5 anni superiore al 90% rispetto al 72% di quelle con livelli più bassi. Più alte anche le chance di non avere recidive.
«Questa è una scoperta importante», commenta il primo firmatario dello studio Roberto A. Leon-Ferre. «I risultati dello studio possono ispirare futuri studi clinici per esplorare se le pazienti con una prognosi favorevole possono evitare regimi di chemioterapia intensiva».