Malattia venosa cronica, una patologia da prendere a cuore
In Italia colpisce circa 19 milioni di persone ed è una delle malattie più diffuse in Occidente. In particolare,interessa dal 10 al 50% degli uomini e oltre la metà delle donne.
È la malattia venosa cronica (Mvc), una patologia che interessa la circolazione venosa ed è caratterizzata da un alterato ritorno del sangue dalla periferia al cuore. Spesso banalizzata a semplice disturbo estetico, in realtà è una condizione ben più complessa, che tende a progredire velocemente verso stadi più avanzati, se non trattata correttamente.
«In condizioni normali – spiega Alberto Froio, professore di Chirurgia vascolare all'Università di Milano-Bicocca – lo spostamento del sangue dagli arti inferiori verso il cuore avviene grazie alla pressione esercitata dai muscoli delle gambe e dall'arcata plantare, con un flusso unidirezionale assicurato dalle valvole venose. Quando questo processo viene alterato, il sangue refluisce attraverso i lembi valvolari provocando la dilatazione delle vene sostenuto da un processo infiammatorio cronico». Nelle sue forme più severe può provocare gravi complicanze come edema, pigmentazione della pelle, eczema fino alla comparsa di ulcere e trombosi venosa.
Le evidenze emerse dallo studio Gutenberg del 2021 sull'insufficienza venosa cronica (stadio avanzato della Mvc) «rimettono in discussione – sottolinea Romeo Martini, presidente della Società italiana di angiologia e patologia Vascolare – il pensiero convenzionale sulla separazione tra malattia venosa e arteriosa. L’osservazione delle gambe è fondamentale per diagnosticare la Mvc, ma la presenza di vene varicose, edema, cambiamenti della pelle e ulcere devono essere considerate un potenziale campanello d’allarme di malattia cardiovascolare».
I pazienti con Mvc, infatti, possono andare incontro a importanti complicanze cardiovascolari, che confermano il legame tra le due malattie, perché le due patologie «condividono alcuni fattori di rischio come l’età, il fumo, il diabete mellito, l’obesità e il sovrappeso, che si associano a una disfunzione dell’endotelio, un’infiammazione cronica e una trombosi che è dovuta al lento flusso e alla conseguente ipercoagulabilità che costituiscono le basi fisiopatologiche di entrambe le patologie» precisa Leonardo De Luca, segretario generale Anmco e cardiologo dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma.
A confermare la correlazione tra la Mvc e le patologie cardiovascolari anche un altro importante dato emerso dallo studio, che dimostra per la prima volta che «le persone con Mvc nelle fasi più avanzate hanno un rischio maggiore di sviluppare una malattia cardiovascolare di tipo arterioso e hanno anche una mortalità per tutte le cause, rispetto alle persone che non ne soffrono» osserva Roberto Pola, segretario della Società italiana di angiologia e patologia vascolare. Un’ipotesi che si sta facendo strada nella comunità scientifica, prosegue, «presuppone che sia l’infiammazione cronica il meccanismo biologico sottostante a queste due patologie. Infatti, nella patologia aterosclerotica, che è alla base dell’infarto e dell’ictus, si riscontra un importante contributo infiammatorio e d’altro canto anche nella malattia venosa cronica si osserva un’aumentata produzione di molecole infiammatorie».
Dallo stesso studio emerge anche l’importanza di un nuovo approccio alla Mvc, in una «visione olistica del paziente – precisa Claudio Borghi, direttore dell'Unità di Medicina interna cardiovascolare del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche-dell'Università di Bologna – vale a dire farsi carico di tutte le sue problematiche e considerare la possibilità che esistano interazioni a distanza fra patologie apparentemente non collegate tra loro».
«La nostra mission – dice Marie-Georges Besse, direttrice Medical Affairs del Gruppo Servier in Italia – si compie anche stimolando la riflessione e diffondendo consapevolezza su nuovi approcci culturali che possono migliorare gli esiti clinici, l’organizzazione della presa in carico del paziente e i benefici in termini di risparmio economico per il Ssn. Per questo – precisa - crediamo nell’approccio olistico del paziente, che deve essere valutato nella sua complessità. Lo studio Gutenberg conferma la necessità di questo urgente cambio di rotta nella gestione del paziente con Mvc, una patologia che deve essere diagnosticata, indagata in profondità e mai banalizzata».