Antibiotici: l’uso frequente aumenta il rischio di malattie infiammatorie intestinali

Il legame

Antibiotici: l’uso frequente aumenta il rischio di malattie infiammatorie intestinali

pills.jpeg

Immagine: © HealthDesk
di redazione
Negli over 40 l’uso frequente di antibiotici, soprattutto se mirati alle infezioni dell’intestino, aumenta del 48% il rischio di sviluppare il morbo di Crohn o la colite ulcerosa

Gli antibiotici assunti per combattere le infezioni intestinali possono avere un effetto boomerang. Una terapia prolungata aumenta infatti il rischio di sviluppare malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, soprattutto se si sono superati i 40 anni. La probabilità di ammalarsi aumenta in proporzione alla frequenza dell’uso dei farmaci. È la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato su Gut che si basa sui dati di oltre 6 milioni di persone selezionati dal registro sanitario della Danimarca tra il 2000 e il 2018. Nessuno dei partecipanti aveva una diagnosi di malattia infiammatoria intestinale. L’obiettivo dello studio era scoprire se le dosi e la tipologia di antibiotici o l’età di inizio della terapia potessero essere associati in qualche misura con l’insorgenza di malattie infiammatorie intestinali.  

All’interno del campione, 5,5 milioni di persone, pari al 91 per cento dei partecipanti, hanno ricevuto almeno una prescrizione di un ciclo di antibiotici tra il 2000 e il 2018. Nello stesso periodo di tempo si sono registrati 36mila nuovi casi di colite ulcerosa e 16.800 nuovi casi di malattia di Crohn. Mettendo a confronto i due gruppi, ossia le persone  che avevano assunto antibiotici e quelle che non li avevano assunti, è emerso che per coloro che avevano seguito una terapia antibiotica il rischio di sviluppare una malattia infiammatoria intestinale era significativamente più elevato e aumentava con l’età. I ricercatori hanno calcolato il rischio per due ampie fasce di età, under 40 e over 40. 

Tra i 10 e i 40 anni l’uso prolungato di antibiotici aumenta del 28 per cento la probabilità di una diagnosi di morbo di Crohn o colite ulcerosa. Oltre i 40 anni il rischio aumenta del 48 per cento. 

Il rischio è leggermente superiore per il morbo di Crohn rispetto alla colite ulcerosa e aumenta con la durata della terapia. Per ogni ciclo la probabilità di sviluppare la malattia aumenta dell’11 per cento per gli under 40 e del 15 per cento per gli over 40. Il rischio maggiore è stato osservato in chi aveva ricevuto una prescrizione di 5 o più cicli di antibiotici (+ 69 % per gli under 40 e + 95% per gli over 40). 

I ricercatori hanno osservato inoltre che la malattia intestinale insorge generalmente uno o due anni dopo l’assunzione dei farmaci. Superata quella finestra temporale il rischio diminuisce. 

Nello specifico, per chi aveva più di 40 anni il rischio di malattia infiammatoria intestinale era del 66 per cento più elevato dopo 1-2 anni dalla terapia contro il 21 per cento del periodo successivo. 

Secondo i ricercatori, i tipi di antibiotici più pericolosi sono i nitroimidazoli e i fluorochinoloni, antibiotici ad ampio spettro usati generalmente per il trattamento delle infezioni intestinali. L’unico antibiotico a non essere stato associato alle malattie infiammatorie è la nitrofurantoina, un farmaco antibatterico principalmente impiegato contro le infezioni urinarie.  

Le penicilline a spettro ristretto incidono sul rischio in misura contenuta. Lo studio conferma quindi il ruolo chiave del microbioma intestinale per la salute dell’intestino, dimostrando che una sua alterazione può favorire l’insorgenza di patologie infiammatorie. 

«L’associazione tra l'esposizione agli antibiotici e lo sviluppo di malattie infiammatorie intestinali sottolinea l'importanza dell’uso appropriato degli antibiotici come misura di salute pubblica e suggerisce che il microbioma gastrointestinale sia un fattore importante nello sviluppo delle malattie infiammatorie intestinali, in particolare per gli anziani», concludono i ricercatori.