Asma: un biomarcatore nelle urine potrebbe diventare un nuovo bersaglio terapeutico
Non è una richiesta che può essere trascurata quella delle persone che soffrono di asma grave. Il loro, in sostanza, è un bisogno vitale. La speranza di tutti gli asmatici con sintomi acuti è, banalmente, una sola: respirare. Senza sforzi, senza accorgersene, naturalmente come fanno tutti. Non sempre le terapie riescono a dare la risposta desiderata. Spesso perché non si riesce a dare il farmaco giusto al paziente giusto dato che alcuni meccanismi alla base delle forme gravi non sono ancora stati chiariti.
Ora però, grazie a uno studio guidato dalla Edith Cowan University, è stato scoperto un biomarcatore dell’asma grave che potrebbe permettere di offrire ai pazienti terapie mirate. Non solo per la sua funzione diagnostica, aiutando a distinguere precocemente i casi che necessitano cure più aggressive, ma anche perché fornendo informazioni chiave sui processi alla base della malattia, suggerisce nuovi target terapeutici.
I ricercatori hanno notato che le urine delle persone affette da asma grave hanno un profilo biochimico differente da quello dei pazienti con asma moderata o lieve e dalle persone sane.
Il risultato è frutto dell’analisi dei campioni di urina di 600 partecipanti provenienti da 11 Paesi europei. I pazienti con asma grave mostrano livelli più bassi di carnitina, un metabolita con un ruolo importante nella risposta immunitaria.
«L’asma grave si verifica quando la malattia non viene ben controllata, nonostante sia trattata con alti dosaggi di farmaci e anche con più farmaci. Per identificare i casi gravi e sviluppare nuove opzioni di trattamento, dobbiamo prima comprendere meglio i meccanismi alla base della malattia. Un modo per farlo è esaminare il profilo chimico dell’organismo, o "metaboloma", che fornisce un'istantanea dello stato fisiologico attuale di una persona e fornisce informazioni utili sui processi patologici. In questo caso, siamo stati in grado di utilizzare il metaboloma urinario degli asmatici per identificare differenze fondamentali nel metabolismo energetico che possono rappresentare un obiettivo per nuovi interventi nel controllo dell’asma», ha spiegato Satcey Reinke dell’ECU’s Centre for Integrative Metabolomics and Computational Biology che ha guidato lo studio.
La ricerca, pubblicata su European Respiratory Journal, suggerisce quindi che dalla composizione delle urine si possano ricavare informazioni affidabili sulla salute dei polmoni.
«Può essere difficile e invasivo effettuare indagini direttamente sui polmoni, ma fortunatamente i polmoni contengono molti vasi sanguigni.
Pertanto, qualsiasi cambiamento biochimico nei polmoni può entrare nel flusso sanguigno e quindi essere rilasciato nelle urine. Questi sono risultati preliminari, ma continueremo a studiare il metabolismo della carnitina per valutarne il potenziale come nuovo bersaglio per il trattamento dell’asma», conclude Reinke.