Covid-19, spiegato il mistero degli asintomatici: a proteggerli è una variante genetica

Lo studio

Covid-19, spiegato il mistero degli asintomatici: a proteggerli è una variante genetica

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Immagine: Navy Medicine, Public domain, via Wikimedia Commons
di redazione
Il virus entra nell’organismo, ma l’infezione non si sviluppa. E così le persone asintomatiche neanche si accorgono di avere Covid. A proteggerli è una variante genetica appena scoperta che favorisce un’azione più efficace del sistema immunitario

Nessun sintomo. Neanche il minimo mal di gola. Il virus Sars-CoV-2 viene rilevato dal tampone, ma non si vede e non si sente, è come se non ci fosse. Succede ai cosiddetti “super dodgers” (suer evasori), gli individui che si infettano ma non si ammalano e che non sospettano minimamente di poter risultare positivi al test. 

 A proteggerli dalle più o meno gravi manifestazioni di Covid è una specifica mutazione genetica che favorisce l’eliminazione in tempi brevi del virus. L’infezione così diventa rapida e indolore. Lo hanno scoperto i ricercatori della Università della California San Francisco che in uno studio pubblicato su Nature propongono finalmente la soluzione al mistero degli asintomatici.

Il segreto sta nell'antigene leucocitario umano (HLA), un insieme di proteine che indicano al sistema immunitario quali sono le cellule estranee contro cui intervenire. Una mutazione in uno dei geni che codificano per HLA sembra aiutare i linfociti T, le cellule immunitarie che uccidono il virus, a identificare più rapidamente l’agente patogeno permettendogli così di lanciare un attacco fulmineo. 

Le cellule T delle persone portatrici di questa variante possono identificare come nemico il nuovo coronavirus, anche se non l'hanno mai incontrato prima, grazie alla somiglianza con i virus del raffreddore stagionale con cui sono entrati in contatto nel passato.

«Avere un esercito in grado di riconoscere il nemico in anticipo è un enorme vantaggio. È come avere soldati preparati per la battaglia che sanno già cosa cercare, sanno chi sono i cattivi», ha spiegato Jill Hollenbach, a capo dello studio,

La variante scoperta dai ricercatori di san Francisco, denominata HLA-B*15:01,  è abbastanza comune, registrata in circa il 10 per cento della popolazione dello studio. Chi la possiede non è immune a Sars-CoV-2, la mutazione non impedisce al virus di infettare le cellule ma impedisce alle persone di sviluppare qualsiasi sintomo, dal raffreddore, al mal di gola, al mal di testa, ai dolori articolari… 

I ricercatori hanno osservato che il 20 per cento dei partecipanti allo studio che erano rimasti asintomatici dopo l’infezione possedeva almeno una copia della variante HLA-B*15:01, rispetto al 9 per cento di coloro che avevano manifestato i sintomi della malattia. Chi possedeva due copie della variante aveva una probabilità otto volte superiore di prendersi Covid senza neanche accorgersene rispetto a chi era sprovvisto del vantaggio genetico. 

I ricercatori hanno reclutato circa 30mila persone dal registro nazionale statunitense dei donatori di midollo osseo dove era specificato il tipo di antigenene leucocitario umano. Tutti i partecipanti sono stati monitorati nel primo anno di pandemia quando ancora non erano disponibili i vaccini e quando si eseguivano tamponi con elevata frequenza non appena si aveva il sospetto di essere stati infettati. 

I ricercatori hanno identificato 1.428 donatori non vaccinati che sono risultati positivi al Covid tra febbraio 2020 e la fine di aprile 2021.  

Di questi, 136 individui sono rimasti asintomatici per almeno due settimane precedenti e successive al test positivo. 

Dalle analisi genetiche è emerso che solo una delle varianti di HLA, ossia HLA-B*15:01, aveva una forte associazione con l'infezione asintomatica. La conferma è arrivata dallo studio di due coorti indipendenti: la variante aveva lo stesso effetto protettivo in entrambi i gruppi di partecipanti.