Long Covid, una battaglia ancora da combattere
Esistono diverse e numerose varianti di Long Covid determinate da diversi fattori, il cui mix è unico per ogni paziente: dosi di vaccino, età , sesso, comorbilità, tipologia di trattamento usato durante l’infezione da Covid, accesso al ricovero ospedaliero, se necessario, somministrazione di antivirali o sieroterapia.
È questa una delle conclusioni di uno studio su 3 mila pazienti di tutta Italia curati all’INI Città Bianca, presentato il 25 maggio a Lisbona all’European Private Hospital Awards. Il campione trattato è a lieve maggioranza femminile, con una prevalenza della fascia d’età compresa tra i 30 e i 55 anni rispetto alla fascia 56-80 anni. Alla prima fase di inquadramento sono seguiti follow up periodici di controllo a un mese e successivamente a tre, sei, nove mesi.
«Siamo stati tra i primi in Italia, nel gennaio del 2021, a intuire la necessità di creare percorsi terapeutici per gli strascichi del Covid – sostiene Fernando Lunedi, responsabile del Centro per il Long Covid dell’INI Città Bianca - quando ancora la denominazione “Long Covid” non esisteva. Si stima che oggi interessi più di 65 milioni di persone nel mondo».
Un’altra risposta importante che ha fornito lo studio, aggiunge Lunedi, «è che la tempistica di accesso al percorso di cura da Long Covid rappresenta un fattore discriminante per la guarigione: iniziare la cura a breve distanza dall’infezione determina un più rapido ripristino dell’omeostasi». Altro fattore importante per la cura è l’attenzione all’alimentazione e agli stili di vita: «Insieme al “tailored treatment”, l’approccio terapeutico bio-nutrizionale ha consentito di riportare il paziente a una situazione anche più vantaggiosa della precedente».
Nel 91% dei casi trattati i pazienti presentavano almeno un sintomo tra cefalea atipica, riduzione della vista, tosse persistente, insonnia, disturbo del respiro, dolori muscolo-scheletrici localizzati. Nel 76% brain fog (nebbia cerebrale) definita da disturbo dell'attenzione, confusione mentale e sensazione di disagio nella memoria di recupero; nel 69% fatigue, intesa come astenia associata a malessere generale correlato principalmente alla neuropsiche.
Anche se statisticamente meno rilevanti, sono stati osservati alcuni casi particolari. Per esempio, in sette pazienti, soprattutto donne, è stata diagnosticata una mielite cerebrale (una infiammazione del cervello) e in cinque si sono presentati segni e sintomi riconducibili a nevralgie specifiche degli arti inferiori e tremori e spasmi involontari che derivavano da spossatezza e deficit a mantenere la stazione eretta, rendendo impossibili attività come la semplice deambulazione, l’attività aerobica o la guida.
«Se l’emergenza da Covid è ufficialmente finita, quella da Long Covid ce la porteremo avanti ancora a lungo, probabilmente per anni» è il commento finale di Lunedi.