Il Nerve Growth Factor per limitare i danni cerebrali post trauma
È ancora a livello di animali da laboratorio, ma la somministrazione del Nerve Growth Factor (NGF), molecola la cui scoperta valse il Premio Nobel a Rita Levi Montalcini nel 1986, potrebbe limitare le conseguenze dei traumi cerebrali.
L’Istituto di farmacologia traslazionale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ift) di Roma ha sviluppato infatti un trattamento basato sull’inoculazione della molecola per via nasale che potrebbe ridurre gli effetti dei traumi cerebrali ed evitare anche il manifestarsi di disabilità di tipo motorio.
La sperimentazione è stata condotta somministrando NGF umano su modelli murini e, a partire dal giorno seguente la fine del ciclo terapeutico, sono stati valutati l’insorgenza di sintomi di disabilità motoria e lo sviluppo di fenomeni di neuroinfiammazione.
Nei traumi cerebrali è necessario agire con la massima tempestività: è noto, infatti, che in conseguenza della lesione primaria si possono verificare in breve tempo una successione di eventi molecolari e biochimici capaci di peggiorare ulteriormente il danno. «Sappiamo che queste lesioni possono attivare una serie di conseguenze a cascata – spiega Marzia Soligo del Cnr-Ift, autrice della ricerca -quali ischemie per un ridotto apporto di sangue, ipossie per carenza di ossigeno e neuroinfiammazioni, che acutizzano la gravità e aumentano l’estensione della lesione, con esiti spesso permanenti e invalidanti».
Nello studio, i cui risultati sono pubblicati sul British Journal of Pharmacology, i trattamenti hanno previsto la somministrazione di NGF umano su modelli murini e, a partire dal giorno seguente la fine del ciclo terapeutico, sono stati valutati l’insorgenza di sintomi di disabilità motoria e lo sviluppo di fenomeni di neuroinfiammazione.
I ricercatori hanno potuto constatare che il NGF (messa a disposizione da Dompé farmaceutici) inoculato immediatamente dopo il trauma cerebrale riesce a limitare e prevenire lo sviluppo di danni secondari responsabili della progressione generalizzata del danno cerebrale, come le disabilità di tipo motorio, sia nella zona di impatto (corteccia parietale) sia in altre aree del cervello.
«Sappiamo che le lesioni cerebrali traumatiche, che rappresentano uno dei maggiori problemi nel campo della neurologia, causano ogni anno in Europa circa 1,5 milioni di ricoveri e le popolazioni pediatriche e adolescenziali risultano essere ad alto rischio» ricorda Luigi Manni, ricercatore del Cnr-Ift e primo autore della ricerca.
Non per nulla nell’ambito del progetto è in corso anche il primo studio clinico autorizzato in Italia che prevede l’uso di NGF veicolato al cervello attraverso somministrazione intranasale in bambini con gravi lesioni cerebrali traumatiche. Benché questo trattamento sia applicato a pazienti con traumi cronici, cioè a distanza di mesi dal trauma, «l'aspettativa è che questi dati preclinici possano aprire all’esplorazione degli effetti del trattamento precoce con NGF, da associare alle cure primarie per coloro che hanno appena subito una lesione cerebrale grave» conclude Manni.
La ricerca è stata sviluppata nell’ambito di un progetto di medicina traslazionale finanziato dal ministero della Salute che, oltre ai ricercatori del Cnr-Ift, ha visto il coinvolgimento di ricercatori clinici del Gemelli di Roma.