Tempestività e condivisione delle informazioni sono le priorità a cui guardare per la costruzione delle reti in ambito della gastroenterologia, ancora troppo scarse. Al tema, il Congresso nazionale delle malattie digestive, promosso dalla Federazione italiana delle società delle malattie dell'apparato digerente (Fismad) a Roma il 14 e 15 aprile, , ha dedicato una sessione.
«Le reti in gastroenterologia rappresentano oggi un elemento cardine per garantire un’assistenza efficace, tempestiva e di qualità – sostiene Luca Frulloni, presidente della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige) - soprattutto in ambiti complessi e spesso urgenti come le emorragie gastrointestinali, le urgenze endoscopiche non emorragiche, le malattie infiammatorie croniche intestinali, le patologie biliopancreatiche e le epatopatie».
L’organizzazione in rete consente una gestione integrata e coordinata dei pazienti, fondata su un sistema strutturato di relazioni tra ospedali di riferimento (hub) e presidi territoriali (spoke), modello che consente una risposta tempestiva anche in contesti complessi, migliorando gli esiti clinici e riducendo il rischio di complicanze.
«Nelle urgenze emorragiche e nelle emergenze endoscopiche non emorragiche – sottolinea Frulloni – la rapidità dell’intervento è spesso decisiva per la prognosi. Un sistema in rete permette di ottimizzare il percorso del paziente, garantendo l’accesso immediato a centri dotati di tecnologia avanzata e personale specializzato».
Nel caso delle malattie infiammatorie intestinali (Mici), che richiedono una gestione cronica e spesso multidisciplinare, la rete consente di garantire un’assistenza continua e personalizzata, facilitando l’accesso a competenze specialistiche e a tecnologie diagnostiche di alto livello. Il paziente può così essere seguito in modo coordinato tra ospedale e territorio, con un miglioramento dell’aderenza terapeutica, del monitoraggio e della qualità di vita.
Anche per le patologie biliopancreatiche e per le malattie epatiche, che spesso presentano un’elevata complessità diagnostica e terapeutica, la rete consente di connettere i livelli di assistenza e di concentrare nei centri hub le competenze e le tecnologie necessarie.
Lo scorso 4 febbraio, il ministro della Salute ha approvato il documento elaborato dalla Cabina di regia per l’implementazione di una rete di Centri dedicati alla presa in carico e gestione di pazienti con patologia pancreatica definite “pancreas unit”, strutture organizzate in un modello a rete. «La creazione delle Pancreas Unit Hub e Spoke richiederà del tempo per arrivare a un coordinamento efficace tra ospedali e territorio – avverte Silvia Carrara, presidente dell'Associazione Italiana Studio Pancreas (Aisp - ma una volta consolidata la rete fra Hub e Spoke e definiti con precisione i percorsi diagnostico-terapeutici, potremo vedere i risultati che si tradurranno in una più accurata gestione clinica e una migliore qualità della vita dei malati».
L’organizzazione in rete della gastroenterologia basata sul modello hub-spoke «e su una solida infrastruttura di servizi di Gastroenterologia ed Endoscopia distribuiti ma integrati – assicura infine Frulloni – rappresenta un modello virtuoso per affrontare con efficacia sia le urgenze acute che le patologie croniche complesse. Questo approccio consente di coniugare prossimità e specializzazione, assicurando ai pazienti un percorso di cura sicuro, rapido e adeguato, in linea con i principi di equità, efficienza e sostenibilità del sistema sanitario».