Gli Usa importano il 70% dei principi attivi in volumi dal resto del mondo e per circa 700 molecole l'Europa è l'unico fornitore.
Due cifre che spiegano perché, spiega Stefano Collatina, presidente di Egualia, l'Associazione delle aziende di medicinali fuori brevetto, «i dazi sui prodotti farmaceutici danneggerebbero sia l’industria statunitense che quella europea, ma soprattutto danneggerebbero i pazienti: l’esenzione per questi prodotti era stata concordata dalle economie avanzate aderenti all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) proprio per garantire il massimo accesso alle cure essenziali a livello planetario.
Se non si conferma l’esenzione per i prodotti farmaceutici, avverte Egualia, gli eventuali dazi imposti anche su questi beni all’Europa finirebbero per aumentare la dipendenza degli USA dalla Cina per i medicinali essenziali. Riportare le produzioni da una regione del globo a un’altra richiede molti anni e non sempre è praticabile. «Peraltro – aggiunge Collatina - non possiamo dimenticare il ruolo della produzione farmaceutica italiana in conto terzi: insieme al Governo italiano e alle Istituzioni europee dobbiamo fare il possibile per tutelare questa specificità italiana dalla guerra commerciale che si sta scatenando. Non vorremmo che indirettamente i dazi generalizzati questo settore cruciale per la nostra industria».
Che gli Stati Uniti vogliano rafforzare la propria manifattura farmaceutica e le proprie le catene di fornitura «è comprensibile» prosegue il presidente di Egualia. «Ed è lo stesso obiettivo che si è posta l’UE con l’avvio della riforma farmaceutica, del Critical Medicines Act e il Biotech Act – sottolinea - ma questo andrà a vantaggio e non a danno del diritto dei pazienti ad accedere ai medicinali di cui necessitano. L’obiettivo dell’Europa e del Governo italiano – conclude - deve essere quello di puntare sul mantenimento e sulla crescita di competitività e capacità manifatturiera mantenendo al contempo la massima apertura al commercio e alla cooperazione internazionale».