Hiv in Europa: cresce il sommerso
La strategia del “test and treat” ha funzionato bene nel mantenere sotto controllo le infezioni da Hiv in Europa. Negli ultimi dieci anni i casi sfuggiti alla diagnosi e quindi alle cure sono diminuiti notevolmente. È andata così fino a quando non è arrivato Covid. Nel 2021 il numero delle infezioni rilevate è diminuito del 25 per cento rispetto al periodo pre-pandemico e il calo viene attribuito più alla riduzione del numero dei test effettuati che a un effettivo calo delle infezioni dovuto alle diverse abitudini di vita durante la pandemia. Questo suggeriscono i risultati dell’ultimo rapporto congiunto dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e del WHO Regional Office for Europe che ha raccolto i dati della sorveglianza su Hiv e Aids di 53 Paesi membri della Regione Europea dell’Oms, in cui rientrano i 28 Paesi dell’Unione europea e tre Paesi della Area economica europea (EU/EEA). Le infezioni non diagnosticate sono un problema per i singoli e per la comunità: chi non sa di essere positivo non accede ai trattamenti riducendo le possibilità di mantenere sotto controllo il virus e rischia di contagiare altre persone.
Nel 2021 in tutta la Regione europea ci sono state 106mila nuove diagnosi di Hiv, di cui 16mila nei Paesi EU/EEEA. Nella metà dei casi si è trattato di diagnosi tardive caratterizzate da un livello di CD4 molto basso (inferiore 350 per mm3) che suggerisce una convivenza con il virus dell’Hiv di circa 8-10 anni. I CD4 sono i linfociti indicativi del grado di compromissione del sistema immunitario e i loro valori servono per stimare il tempo trascorso dall’infezione. Maggiore è la distanza tra l’infezione e la diagnosi, minori sono le possibilità di avere una buona qualità di vita. Un terzo delle nuove diagnosi aveva livelli di CD4 inferiori a 200/mm3 caratteristici di una infezione in stadio molto avanzato.
«È cruciale intervenire per un rapido potenziamento dei test HIV, dato l'impatto negativo della pandemia di Covid-19 sui servizi di test nella Regione europea. Le risorse di sorveglianza clinica e della sanità pubblica sono state sovraccaricate durante la pandemia, rendendo difficile in molti Paesi lottare per testare e segnalare nuove infezioni da Hiv», si legge nel rapporto.
La stragrande maggioranza delle nuove diagnosi (78%) del 2021 si è registra nei Paesi dell’Est, con la Federazione Russa che ha contribuito per il 55 per cento di tutti i casi nella regione europea dell'OMS e per il 70 per cento dei casi segnalati nei Paesi dell’Est.
«Il numero relativamente elevato di diagnosi di Aids nell'Est conferma che la diagnosi tardiva dell'Hiv rimane una sfida importante in quei Paesi. Allo stesso tempo, la tendenza generale di una riduzione delle diagnosi di Aids osservata a partire dal 2012 potrebbe essere il risultato del fatto che la maggior parte dei Paesi ha ora adottato politiche di "trattamento", che mirano a offrire a chiunque conviva con l'Hiv l'opportunità di ricevere la terapia antiretrovirale (ART) indipendentemente dalla lo stadio della malattia. Sono necessarie nuove strategie per migliorare la diagnosi precoce e sensibilizzare un maggior numero di persone sulla propria infezione, espandendo approcci diversificati e di facile utilizzo a test Hiv più ampiamente disponibili», scrivono gli autori del Rapporto.
Il sesso tra uomini rimane la modalità predominante di trasmissione dell’Hiv nella Regione europea, rappresentando il 40 per cento (6.648) di tutte le nuove diagnosi nel 2021 e più della metà (55%) delle diagnosi in cui la via di trasmissione era conosciuta. Tra i casi con una via nota di trasmissione, il sesso tra uomini ha rappresentato oltre il 60 per cento delle nuove diagnosi in undici Paesi (Austria, Croazia, Cechia, Germania, Ungheria, Irlanda, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia e Spagna).
I rapporti eterosessuali sono stati la seconda modalità di trasmissione più comune segnalata nel 2021, rappresentando il 29 per cento (4 848) delle diagnosi di HIV e il 40 per cento delle diagnosi in cui la via di trasmissione era nota. La trasmissione eterosessuale è stata la modalità di trasmissione nota più comunemente segnalata in cinque Paesi(Estonia, Francia, Lettonia, Norvegia e Romania).
La trasmissione dovuta al consumo di stupefacenti che prevede l’uso di siringhe ha rappresentato quasi il 4 per cento delle diagnosi di Hiv nel 2021 ed è stata la probabile via di trasmissione per il 24 per cento dei casi diagnosticati in Lettonia e il 20 per cento dei casi diagnosticati in Grecia.
Analizzando i dati epidemiologici raccolti, gli autori del rapporto suggeriscono alcune strategie mirate per le diverse aree della regione.
Nei Paesi occidentali e del centro, vista la prevalenza dei casi nella categoria dei MSM (men who have sex with men), è necessario incrementare gli interventi di prevenzione, test e trattamento, mirati a quella categoria. Nei Paesi dell’Est, dove si registra un numero elevato di nuove diagnosi dovute all'uso di stupefacenti, gli autori del rapporto invitano invita a proseguire e incentivare le politiche di riduzione del danno per ridurre il rischio di contagio dallo scambio di siringhe infette.