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Istat. Italia: Calano popolazione, nuovi nati e decessi. Cresce la speranza di vita
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    Immagine: Pixabay, CC0, via Wikimedia Commons
redazione
Nel 2024 le nascite sono state 370 mila, diminuite sul 2023 del 2,6%. Con 1,18 figli per donna viene superato il minimo di 1,19 del 1995, anno nel quale nacquero 526 mila bambini. 651 mila i decessi

Al 31 dicembre 2024 il dato provvisorio della popolazione residente in Italia era di 58 milioni 934 mila persone, in calo di 37 mila rispetto alla stessa data dell’anno precedente. La diminuzione prosegue ininterrottamente dal 2014 e quella registrata nel 2024 (-0,6 per mille) è in linea con quella dei due anni precedenti (-0,4 per mille del 2023 e -0,6 per mille nel 2022).

Nel 2024 le nascite sono state 370 mila, diminuite sul 2023 del 2,6%. Con 1,18 figli per donna viene superato il minimo di 1,19 del 1995, anno nel quale nacquero 526 mila bambini.

Calano anche i decessi (651 mila), il 3,1% in meno sul 2023, dato più in linea con i livelli pre-pandemici che con quelli del triennio 2020-22. Il saldo naturale, ovvero la differenza tra nascite e decessi, è quindi ancora fortemente negativo (-281mila unità).

Rilevante la crescita della speranza di vita: per il complesso della popolazione residente, la speranza di vita media alla nascita risulta di 83,4 anni, quasi cinque mesi di vita in più rispetto al 2023, sia per le donne sia per gli uomini, ma è di 85,5 anni per le prime e di 81,4 anni per i secondi.

Sono alcuni dati tratti dal Report dell'Istituto nazionale di statistica (Isat) reso noto lunedì 31 marzo.

La speranza di vita non è uguale per tutti

Nel Nord la speranza di vita alla nascita è di 82,1 anni per gli uomini e di 86,0 per le donne. Il Trentino-Alto Adige si conferma ancora come la regione in Italia con la speranza di vita più alta sia tra gli uomini (82,7) sia tra le donne (86,7).

Nel Centro la speranza di vita alla nascita scende a 81,8 anni per gli uomini e 85,7 anni per le donne. In questa ripartizione geografica le Marche sono la regione dove si vive più a lungo, con un valore della speranza di vita alla nascita di 82,2 anni per gli uomini e 86,2 per le donne.

Nel Mezzogiorno si registrano valori più bassi della speranza di vita alla nascita: 80,3 anni per gli uomini e 84,6 anni per le donne. La Campania, nonostante un considerevole recupero, rimane la regione con la speranza di vita più bassa tanto tra gli uomini (79,7) quanto tra le donne (83,8).

Calano i decessi

Nel 2024 il dato (ancora provvisorio) dei decessi ne segnala 651 mila, 20 mila in meno rispetto al 2023. In rapporto al numero di residenti sono deceduti 11 persone ogni 1.000 abitanti, contro gli 11,4 dell’anno precedente. 

Un numero così basso di decessi non si registrava dal 2019. Il calo della mortalità, sottolinea l'Istat, risulta confermato anche dal confronto con i 678 mila decessi teorici che si sarebbero avuti nel 2024 se si fossero manifestati i medesimi rischi di morte del 2019.

Nel quadro di una popolazione che invecchia il numero di decessi tende strutturalmente a crescere perché, naturalmente, cresce il numero delle persone esposte ai rischi di morte, anche nel caso in cui questi rischi non dovessero cambiare da un anno all’altro. 

Se questo fenomeno non si verifica, com’è avvenuto appunto nell’ultimo anno, può dipendere, segnala l'Istituto, da diversi fattori: l'andamento delle condizioni climatico-ambientali, l’alterna virulenza delle epidemie influenzali da una stagione alla successiva, un significativo eccesso di mortalità dovuto a precedenti circostanze eccezionali come avvenuto nel periodo pandemico e post-pandemico. Negli ultimi 15 anni si sono osservati diversi picchi significativi (nel 2012, 2015, 2017 e soprattutto nel 2020-2022) ai quali ha sempre fatto seguito un calo della mortalità negli anni immediatamente successivi.

Diminuisce la fecondità, aumenta l'età media del parto

Il calo (record) della fecondità riguarda in particolar modo il Nord e il Mezzogiorno. Infatti, mentre nel Centro il numero medio di figli per donna si mantiene stabile (1,12), nel Nord scende a 1,19 (da 1,21 del 2023) e nel Mezzogiorno a 1,20 (da 1,24). Quest’ultima ripartizione geografica detiene una fecondità relativamente più elevata, ma sperimenta la flessione maggiore.

Il calo delle nascite, oltre a essere determinato dall’ulteriore calo della fecondità, spiega l'Istat, è causato dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, a sua volta risultato del calo del numero medio di figli per donna registrato nei loro anni di nascita. 

Accanto alla riduzione della fecondità, nel 2024 continua a crescere l’età media al parto, che si attesta a 32,6 anni. Il fenomeno del rinvio delle nascite ha un impatto significativo sulla riduzione generale della fecondità, osserva l'Istituto, poiché più si ritardano le scelte di  maternità più si riduce l’arco temporale a disposizione delle potenziali madri per la realizzazione dei progetti familiari. 

L’aumento dell’età media al parto si registra in tutto il territorio nazionale, con il Nord e il Centro che continuano a registrare il valore più elevato: rispettivamente 32,7 e 33,0 anni, contro 32,3 anni del Mezzogiorno.

Il primato della fecondità continua a essere del Trentino-Alto Adige, con una media di 1,39 figli per donna nel 2024, comunque in diminuzione rispetto al 2023 (1,43). Seguono Sicilia (1,27 contro 1,32 nel 2023) e Campania (da 1,29 a 1,26). In queste Regioni le madri sono mediamente più giovani: l’età media al parto è di 31,7 anni in Sicilia e 32,3 in Trentino-Alto Adige e Campania.

La Sardegna si conferma la Regione con la fecondità più bassa: nel 2024, il numero medio di figli per donna è di 0,91, stabile rispetto al 2023. Tra le Regioni con i valori più bassi di fecondità ci sono il Molise (1,04), la Valle d’Aosta (con la flessione maggiore, da 1,17 a 1,05) e la Basilicata (1,09, stabile sul 2023). Basilicata, Sardegna e Molise sono anche le Regioni con il calendario riproduttivo più posticipato, dopo il Lazio (33,3 anni): nelle prime due l’età media al parto è di 33,2 anni, per il Molise è uguale a 33,1.

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