In Italia 1 bambino su 10 nasce pretermine, cosa possono fare i genitori per aiutarli

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In Italia 1 bambino su 10 nasce pretermine, cosa possono fare i genitori per aiutarli

di redazione

Ogni anno in Italia, nascono prima del termine tra i 25.000 e i 30.000 neonati, circa 1 bambino su 10, la maggior parte non gravemente prematuri (i cosiddetti “late preterm”), mentre sono circa 0,9-1% i nati “molto” o “estremamente” pretermine.

Sono i dati sottolineati in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità (17 novembre) dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia).

«La prematurità è una condizione che può comportare un aumento del rischio di sviluppare oltre alla Paralisi cerebrale infantile spesso associata a deficit  sensoriali, in particolare visivi e cognitivi di varia entità, disturbi del neurosviluppo, tra cui disturbi dell'apprendimento, del linguaggio e del comportamento, fino ai quadri di disturbo dello spettro autistico o di deficit di attenzione e/o iperattività spesso in comorbidità. L'intervento precoce, che si fonda su strategie di intervento centrate sulla famiglia e sull’arricchimento ambientale, può essere iniziato già nelle prime settimane di vita e può includere interventi di tipo riabilitativo, ma anche di sostegno alla genitorialità con interventi educativi, psicologici e sociali», ha affermato la presidente Sinpia Elisa Fazzi, direttore della U.O. di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia.

Oggi anche per i bambini che nascono prima delle 27-28 settimane la possibilità di sopravvivere è alta, superiore al 70%, sebbene all’aumento della sopravvivenza non corrisponda anche una simile drastica diminuzione delle problematiche presentate a distanza di anni.

L'incidenza dei disturbi del neurosviluppo nei bambini nati pretermine è stimata intorno al 20%, mentre la paralisi cerebrale infantile colpisce circa il 10% dei neonati con prematurità di grado elevato, e rappresenta la causa più frequente di disabilità motoria nei bambini.

Le nuove tecniche di imaging stanno dimostrando che nascere pretermine può compromettere la maturazione cerebrale, soprattutto per i più prematuri. L’altra faccia della medaglia in questo contesto, però, è che la maturazione cerebrale al di fuori dell’ambiente intrauterino è anche facilmente modificabile grazie alle caratteristiche di plasticità del sistema nervoso in via di sviluppo, cioè alla capacità del sistema nervoso di riorganizzarsi in modo funzionale in risposta a cambiamenti e ad esperienze ambientali.

«Ogni influsso ambientale esterno - aggiunge Elisa Fazzi - si inserisce in un processo di scambio reciproco continuo tra afferenze ambientali e modificabilità delle reti neurali e contribuisce a plasmare l’encefalo stesso.  Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha confermato che l’ambiente può influire molto e positivamente   sulla plasticità cerebrale: rappresenta un “farmaco” potente che abbiamo a disposizione fin dai primi giorni di vita di un bambino pretermine e può influenzare positivamente il suo sviluppo in condizioni di fragilità, agendo, ad esempio, attraverso meccanismi epigenetici, regolando l’espressione genica ed esercitando un ruolo protettivo».

Nell’ambito di questo ruolo protettivo dell’ambiente, un ruolo da protagonista lo interpreta il coinvolgimento e l’intervento dei genitori: «La relazione con la mamma e il papà è per definizione il primo ambiente in cui il bambino appena nato dovrebbe vivere e crescere in condizioni di “normalità” e molti aspetti dei  programmi di intervento precoce diretti ai bambini pretermine coinvolgono i genitori, preziosa risorsa a partire dal ricovero in Terapia Intensiva Neonatale (TIN), dove promuovere lo sviluppo posturo-motorio e sensoriale del neonato, diminuire lo stress genitoriale, favorire la relazione genitore-bambino, sono le strategie considerate più efficaci. Dopo le dimissioni dalla TIN è poi ugualmente importante accompagnare i bambini e le loro famiglie attraverso i programmi di follow-up a loro dedicati», aggiunge Andrea Guzzetta, professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pisa e Coordinatore delle Sezioni Riabilitazione Età Evolutiva, Sinpia.