L'Anaao: Per fermare la fuga dal Ssn serve «una drastica terapia d’urto»

Rapporto Fnomceo-Censis

L'Anaao: Per fermare la fuga dal Ssn serve «una drastica terapia d’urto»

di redazione

Il rapporto Fnomceo/Censis sulle ragioni della fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale presentato giovedì 11 luglio «rilancia problematiche allarmanti che l’Anaao Assomed denuncia da tempo». A dirlo è il segretario nazionale del principale sindacato della dirigenza del Ssn, Pierino Di Silverio.

«Il sovraffollamento delle strutture ospedaliere e la crescente difficoltà di accesso alle cure da parte dei cittadini – osserva Di Silverio - è un problema molto più uniforme sul territorio italiano di quanto si possa pensare perchè colpisce il Sud quanto il Nord. I cittadini oggi percepiscono la sanità come bene fondamentale e per questo sono sempre più consapevoli rispetto al passato del rischio che corrono di perdere quei privilegi di cure gratuite assicurati per decenni dal nostro Ssn».

In questo scenario, prosegue il segretario nazionale Anaao Assomed, «rientra a pieno titolo la fuga dei medici. Che non è solo e non è più un problema di numeri, il dato di 410 medici in Italia ogni 100 mila abitanti ne è la dimostrazione, ma piuttosto di luoghi e modalità di impiego dei camici bianchi. I 50 mila specializzandi parcheggiati nelle università, ad esempio, rappresentano una anomalia tutta italiana con un teaching hospital che stenta ancora a decollare».

C'è però anche un problema di condizioni di lavoro: «Stipendi al palo e con irrisori aumenti ben al di sotto del tasso inflattivo e dell’indice Ipca, carriere ridotte al lumicino e destinate a pochi “eletti”, orari di lavoro massacranti, contenzioso medico-legale e assenza di sicurezza nei luoghi di cura, aggressioni fisiche e verbali in costante aumento rappresentano deterrenti al lavoro medico soprattutto nella dipendenza, soprattutto negli ospedali e nelle Asl».

In definitiva, quella del medico, sostiene Di Silverio, è «una professione in crisi di identità» che non può riprendersi «se non con una drastica terapia d’urto. I numeri sono ormai noti a tutti, le cause e le analisi pure e anche i rimedi. Noi facciamo la nostra parte con impegno, abnegazione e senso del dovere in un clima spesso ostile. Spetta ora al Governo, alla politica e alle Istituzioni mettere in campo tutte le soluzioni per garantire il diritto alle cure e il diritto a curare. È il momento di un grande patto sociale tra cittadinanza, Istituzioni e professionisti per recuperare la mission della nostra professione. Se crolla il Ssn – avverte - crolla lo Stato sociale».