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Meno che in passato. Ma di parto e gravidanza si muore ancora. Nel 2023 sono state 260 mila le donne decedute dando alla luce un bambino, nelle settimane immediatamente precedenti o in quelle successive. È vero che sono il 40% in meno rispetto all’inizio del millennio, ma sono ancora troppe. Soprattutto preoccupano due elementi: innanzitutto, dopo rapidi miglioramenti tra il 2000 e il 2015, dal 2016 si è assistito a un brusco rallentamento nei progressi; inoltre, i recenti tagli ai finanziamenti ai programmi di sostegno alla salute globale rischiano di arrestare gli avanzamenti nella lotta alla mortalità materna o addirittura di farci tornare indietro. Sono questi i dati salienti del rapporto ‘Trends in maternal mortality’, realizzato da Unicef, Oms, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), Banca Mondiale e NFPA, World Bank Group e dal Dipartimento per gli affari economici e sociali dell’Onu pubblicato oggi in occasione della Giornata Mondiale della Salute dedicata quest’anno proprio alla salute materna e infantile.
«Sebbene questo rapporto mostri barlumi di speranza, i dati evidenziano anche quanto sia ancora pericolosa la gravidanza in gran parte del mondo, nonostante esistano soluzioni per prevenire e curare le complicazioni che causano la maggior parte delle morti materne», ha dichiarato il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Oltre a garantire l'accesso a un'assistenza di qualità per la maternità, sarà fondamentale rafforzare i diritti riproduttivi e sanitari delle donne e delle ragazze - fattori che rafforzano le loro prospettive di ottenere risultati sani durante la gravidanza e oltre», ha aggiunto.
Il rapporto conferma tendenze di lungo periodo: se per una parte del mondo la mortalità materna è ormai un fenomeno limitato a casi quasi isolati, in altre resta una dei principali problemi di sanità pubblica. In Europa, per esempio, nel 2023 sono morte 7 donne ogni 100 mila bambini nati, mentre in alcune aree dell’Africa - come quella Occidentale - si raggiungono i 691 decessi ogni 100 mila bimbi. Non solo, se in Europa, la mortalità per complicanze della gravidanza e del parto rappresenta lo 0,3% della mortalità femminile in età fertile, in Africa centrale, 1 donna su 5 muore per questa ragione.
La situazione è particolarmente grave nei Paesi in cui sono in corso situazioni di emergenza umanitaria, come i conflitti. È qui che si concentrano circa due terzi delle morti materne a livello globale. Per le donne che vivono in questi contesti, i rischi sono impressionanti: 1 ragazza di 15 anni su 51 rischia di morire per cause legate alla maternità nel corso della sua vita, rispetto a 1 su 593 in Paesi più stabili. I rischi maggiori si registrano in Ciad e nella Repubblica Centrafricana (1 su 24), seguiti da Nigeria (1 su 25), Somalia (1 su 30) e Afghanistan (1 su 40).
«Quando una madre muore durante la gravidanza o il parto, anche la vita del suo bambino è a rischio. Troppo spesso, entrambi muoiono per cause che sappiamo come prevenire», ha dichiarato la direttrice generale dell'Unicef Catherine Russell. A preoccupare, in questo momento sono soprattutto i tagli ai finanziamenti globali per i servizi sanitari: «stanno mettendo a rischio un numero sempre maggiore di donne in gravidanza, soprattutto nei contesti più fragili, limitando il loro accesso alle cure essenziali durante la gravidanza e al sostegno di cui hanno bisogno al momento del parto», ha aggiunto Russell. «Il mondo deve investire con urgenza in ostetriche, infermiere e operatori sanitari di comunità per garantire che ogni madre e ogni bambino abbiano la possibilità di sopravvivere e prosperare», ha concluso.