Ogni euro investito nel Servizio sanitario nazionale ne genera quasi il doppio
Ogni euro di risorse pubbliche investito in sanità ne genera quasi due di produzione in valore. Non solo: se l’investimento pro-capite di risorse fosse pari a quello della Germania, si creerebbero 2 milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro, anche al di là del perimetro del settore.
Insomma, puntare sul Servizio sanitario nazionale converrebbe. Non solo perchè fa bene alla salute delle persone ma anche perchè è un investimento redditizio per l’”azienda Italia”.
A dimostrarlo è il Rapporto Fnomceo-Censis Il valore economico e sociale del Servizio Sanitario Nazionale – Una Piattaforma fondamentale per il Paese, illustrato martedì 24 ottobre a Roma da Francesco Maietta, responsabile area Consumer, mercati privati e istituzioni del Censis, nell’ambito del convegno “Valore salute: SSN, volano di progresso del paese”, voluto dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) per celebrare i 45 anni del Servizio sanitario nazionale.
Che il Servizio sanitario nazionale sia un’eccellenza lo dimostrano i dati: il nostro è uno tra i Paesi più longevi al mondo e anche quello con una più alta aspettativa di vita senza disabilità. Infatti, l’Italia si colloca al terzo posto nella Ue per speranza di vita con 82,7 anni, dopo Spagna (83,3) e Svezia (83,1); ed è al terzo posto nella speranza di vita in buona salute dove registra un indicatore del a 68,1, inferiore solo a quello di Malta (68,7) e Svezia (68,4).
«È evidente che la qualità del Servizio sanitario – sostiene il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli - nel lungo periodo, non è estranea al fatto che l’Italia sia un caso di studio per allungamento della speranza di vita e per diffusione della longevità attiva, vale a dire per la diffusione di positive esperienze esistenziali individuali di terza e quarta età, fatte di buona salute e coinvolgimento sociale».
Ma il Servizio sanitario nazionale è più che un erogatore di servizi e prestazioni sanitarie, comunque indispensabili al benessere e alla qualità della vita degli italiani. Vediamo in sintesi i principali risultati del Rapporto.
Ssn volano per l'economia. Partendo da un valore della spesa sanitaria pubblica di 131,3 miliardi di euro (dato del 2022, che include anche la ricerca e sviluppo) il valore della produzione è stimata in 242 miliardi di euro. Il moltiplicatore della transizione dalla spesa al valore della produzione è pari a 1,84: per ogni euro di spesa sanitaria pubblica investito nel Servizio sanitario viene generato un valore della produzione che è quasi il doppio.
I settori che direttamente e indirettamente beneficiano della spinta della spesa sanitaria pubblica sono le attività dei servizi sanitari, per un valore della produzione di 126 miliardi di euro con quasi 1,3 milioni di occupati; il settore dell’assistenza sociale con 8,6 miliardi di valore di produzione e un’occupazione di 180 mila persone; il commercio al dettaglio e all’ingrosso, con quasi 9 miliardi di valore di produzione e oltre 95 mila occupati. E poi settori professionali e di servizi qualificati di tipo amministrativo, legale, contabile, di consulenza gestionale con un valore della produzione di oltre 3 miliardi di euro per oltre 30 mila addetti, e quello relativo a servizi di vigilanza e di facility management con 3 miliardi di euro di valore della produzione e quasi 43 mila occupati.
Ci sono inoltre da considerare le imposte dirette e indirette e i contributi sociali ascrivibili al circuito attivato dalla spesa sanitaria pubblica: oltre 50 miliardi di euro.
Fino a 2,5 milioni di posti di lavoro in più. Se si investisse di più nel Ssn sarebbe possibile creare da 1,5 milioni a 2,5 milioni di occupati nei settori legati alla sanità.
Per esempio, se la spesa sanitaria pubblica pro capite italiana (2.226 euro) salisse al valore di quella francese (3.739 euro), a parità di potere d’acquisto, la spesa pubblica sanitaria totale italiana crescerebbe di 89 miliardi di euro, con un incremento del totale occupati diretti, indiretti e indotti di 1,5 milioni di unità, per un totale di 3,8 milioni. Nell’ipotesi di un adeguamento al valore di quella tedesca (4.702 euro) la spesa sanitaria pubblica totale del nostro Paese sarebbe superiore di 146 miliardi e pari al 13,3% del Pil, mentre il totale degli occupati diretti, indiretti e indotti sarebbe di 4,7 milioni, cioè 2,5 milioni di occupati in più.
Potenziare la ricerca. Lo stanziamento di spesa pubblica per ricerca e sviluppo per protezione e promozione della salute umana in Italia è circa il 12,7% del totale della spesa pubblica per ricerca e sviluppo, un dato che ci colloca al quinto posto nell’Unione europea per valore pro capite.
Buoni gli indicatori di performance: l’Italia si colloca al secondo posto della graduatoria europea e al sesto di quella mondiale per numero di pubblicazioni relative all’area della medicina nelle riviste scientifiche.
«Potenziare la capacità di finanziare direttamente progetti di ricerca – commenta Anelli – e quella di utilizzare i ritrovati amplierebbe lo spettro di opportunità per l’intero ecosistema, con un boost certo sugli esiti».
Ssn elemento di coesione sociale. Malgrado le disparità territoriali, la spesa sanitaria pubblica pro-capite è superiore a 2 mila euro in tutte le Regioni. Oltre 1,3 miliardi le prestazioni di prevenzione e cura erogate in un anno, 29 mila le strutture pubbliche e private accreditate, per un totale di 236 mila posti letto. Numeri che raccontano di un’attività diffusa che materializza la sensazione sociale che, in caso di bisogno, esiste una tutela accessibile e di qualità a cui si ha diritto.
Inoltre, una figura-presidio chiave che beneficia di alta fiducia e buona social reputation come il medico di Medicina generale, nonostante le attuali problematiche di shortage, conta ancora 40 mila professionisti diffusi nei territori, con una media di 1.300 adulti residenti per ciascun medico di famiglia. L'oscillazione regionale varia tra 1.514 adulti in Lombardia e 1.063 adulti in Umbria.
«La spesa sanitaria pubblica – commenta in conclusione Anelli - è un investimento economico i cui effetti si dispiegano su tutti i territori del nostro Paese e pertanto le sue risorse possono essere considerate ad alto impatto economico e occupazionale, con in più il pregio di distribuire i benefici in modo diffuso nei territori. Il valore sociale del Servizio sanitario – aggiunge - richiama ulteriori contributi rilevanti, come quello alla coesione sociale sui territori». Il Servizio sanitario, «infine, contribuisce a tenere insieme la società – conclude il presidente Fnomceo - anche perché esercita una funzione di rassicurazione delle persone di ogni ceto sociale, facendole sentire con le spalle coperte in caso di insorgenza di patologie».