In un solo anno il numero di omicidi commessi da minorenni in Italia è più che raddoppiato: dal 4% del 2023 all’11,8% nel 2024 (dati della Criminalpol). In altri termini, si passa dai 14 omicidi commessi da minori nel 2023 (su 340 totali) a circa 35 nel 2024 (su 319 totali). Anche le vittime minorenni risultano in crescita: dal 4% al 7% del totale.
Il tema è tra quelli affrontati al Congresso nazionale della Società italiana di psichiatria e psicopatologia forense (Sippf) ad Alghero dal 22 al 24 maggio.
«A oggi non abbiamo strumenti sufficientemente adeguati a intercettare il disagio giovanile» spiegano i presidenti Sippf, Liliana Lorettu ed Eugenio Aguglia. «La psichiatria e la neuropsichiatria infantile sono da molti anni sottofinanziate – lamentano - la psichiatria per adulti non si occupa dei minori e i Dipartimenti di Salute mentale restano troppo frammentati. La mancanza di una presa in carico strutturata, unita all’assenza di luoghi dedicati e personale formato, lascia spazio a esiti estremi e incontrollati, come possiamo leggere dalle cronache dei giornali».
Un altro nodo critico che riguarda i minori è la doppia diagnosi: la coesistenza di un disturbo psichiatrico e l'uso di sostanze. Secondo una recente revisione su 48 studi internazionali, tra gli adolescenti che fanno uso di sostanze circa l’80% presenta almeno un disturbo psichiatrico concomitante, spesso associato a gravi disfunzioni familiari, scolastiche e giudiziarie. Tuttavia, meno del 10% degli articoli analizzati si concentra esplicitamente sulla fascia giovanile: una sottorappresentazione che riflette anche l’assenza di servizi realmente integrati per minori.
«Oggi non esiste una presa in carico integrata tra Sert e Dipartimenti di Salute mentale: ciascun servizio agisce per compartimenti stagni, con continui rimbalzi che lasciano il paziente solo. È una criticità che riguarda l’intero sistema, ma diventa ancora più grave nei minori, dove la doppia diagnosi è in crescita e spesso più difficile da trattare rispetto agli adulti» sostiene Lorettu.
Gli operatori psichiatrici, inoltre, denunciano da tempo che molti giovani immigrati, appena arrivati in Italia, entrano in contatto con circuiti criminali legati allo spaccio e all’uso di sostanze. «La mancanza di alternative, tutele e prospettive li rende facili prede della devianza» dice Aguglia. «E quando, come spesso accade, questo porta a sviluppare un disturbo psichiatrico – aggiunge - le strutture sanitarie e penitenziarie non sono pronte ad accoglierli. Anche per questo, la percentuale di immigrati irregolari tra gli autori di reato psichiatrici è in aumento, ma il sistema non offre risposte».
Dunque servirebbero «risorse, formazione, strutture intermedie e soprattutto una strategia coerente. Il rischio – concludono Lorettu eAguglia – è che la pressione sociale e istituzionale venga semplicemente spostata da un sistema all’altro, senza mai risolvere nulla».