In sanità è ancora lontana l’equità di genere nelle posizioni apicali
Nel settore pubblico c'è ancora una forte sottorappresentanza nelle posizioni di leadership delle donne, con un trend che porterebbe all’equi-rappresentanza tra 150 anni. Un giovane che entra oggi nel settore pubblico incontra sette dirigenti uomini ogni cento impiegati e meno di due donne.
È uno dei dati che si rileva dalla seconda edizione del Rapporto annuale dell’Osservatorio sull’equità di genere della leadership in sanità.
«Le donne ai vertici della sanità continuano a essere fortemente sottodimensionate, soprattutto nel pubblico- sottolinea Marina D’Artibale, condirettrice dell’Osservatorio e socia fondatrice dell’Associazione Donne leader in sanità (Leads) - benché il trend di distribuzione delle posizioni apicali negli ultimi anni riveli un lento e costante recupero del genere femminile».
L’Osservatorio, nato nel 2022 dalla partnership tra la Luiss Business School e l’Associazione Donne leader in sanità, elabora il Gender leader index in health (Glih), che misura il rapporto tra la distribuzione di genere nelle posizioni apicali e la distribuzione di genere sull’occupazione totale in ambito sanitario. L’indicatore si muove in un intervallo tra 0 (nessuna rappresentanza di uno dei due generi) e 1 (totale rappresentanza di un solo genere). Se l’indicatore è inferiore a 0,5 significa che le donne sono sottorappresentate nella leadership rispetto agli uomini. Se, invece, è superiore a 0,5 le donne sono sovra-rappresentate.
Nella sanità pubblica il tasso di partecipazione femminile è storicamente in maggioranza: si è passati dal 59% delle donne occupate nel 2001 al 69% del 2021. Il livello di occupazione complessivo, invece, è diminuito nel tempo come conseguenza delle politiche di razionalizzazione del sistema sanitario pubblico. Questa riduzione ha avuto un impatto maggiore sugli uomini, mentre il numero delle donne è continuato a crescere: nel 2020 a seguito della pandemia il numero di occupati è aumentato di più di 13 mila unità e nel 2021 di 6 mila unità, in entrambi gli anni quasi esclusivamente di genere femminile.
Lo studio rileva che a fronte di una maggiore partecipazione nel mercato del lavoro della sanità pubblica, però, non corrisponde una maggiore rappresentanza di donne nei ruoli apicali. Sempre con riferimento al settore pubblico, il report evidenzia differenze nella progressione di carriera: nel 2020 negli ospedali è donna il 25% dei direttori di struttura semplice e solo il 19% di quelle complesse.
Nel settore privato la situazione è generalmente migliore rispetto al pubblico. I dati per il comparto farmaceutico evidenziano un miglior bilanciamento tra uomini e donne nella forza lavoro: nel 2011 il 41,8% degli occupati erano donne, nel 2021 il 43,9%. Includendo sia quadri sia dirigenti, l’indice Glih per le aziende del settore farmaceutico sale da 0,50 nel 2020 a 0,51 nel 2021, mostrando una leggera predominanza di leader donne, che sono costituite in realtà prevalentemente ancora da quadri. A livello dirigenziale le donne sono ancora sottorappresentate, anche se il Glih, pari nel 2021 a 0,41, sta convergendo rapidamente negli anni verso l’equa rappresentanza e potrebbe raggiungerla nei prossimi cinque anni.
Per le aziende dei dispositivi medici la prevalenza è ancora della leadership maschile: nell’ultimo anno di rilevazione, ha ruoli di leadership il 18% degli uomini contro il l’8% delle donne. Tuttavia nel 2021, per il primo anno, il Glih si sta muovendo verso una maggiore equità nella leadership, passando a 0,30 dal valore di 0,29 nel 2020.
Per accelerare l’avanzamento verso una equa rappresentanza delle donne all’interno del settore sanitario, l’Osservatorio ha anche raccolto alcune buone pratiche dagli attori oggetto dell’analisi quantitativa: «Le buone pratiche riguardano innanzitutto la trasparenza dei dati e degli obiettivi, secondo una prospettiva multistakeholder» spiega Maria Isabella Leone, condirettrice dell'Osservatorio e Head of MBA programs Luiss Business School. «Con il nostro Osservatorio contribuiamo a questo fine – sostiene - tenendo alta l’attenzione sulla lenta progressione verso l’equi-rappresentanza nella leadership in ambito sanità».