- ImmagineDidascaliaImmagine: Shawn M. Spitler, U.S. Marine Corps, Public domain, via Wikimedia Commons
Nell’ultimo quinquennio gli infermieri nel mondo sono cresciuti di circa 2 milioni di unità passando da 27,9 milioni nel 2018 a 29,8 milioni nel 2023. Il loro numero non è però ancora sufficiente: si stima che manchino ancora all’appello 5,8 milioni di professionisti. Inoltre restano ampie disparità nella disponibilità di infermieri tra le diverse regioni del mondo. Sono alcuni dei dati del rapporto State of the World's Nursing 2025, pubblicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Consiglio Internazionale degli Infermieri in occasione della Giornata Internazionale degli Infermieri che si celebra il 12 maggio.
«Questo rapporto contiene notizie incoraggianti, per le quali ci congratuliamo con i Paesi che stanno facendo progressi», ha dichiarato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Tuttavia, non possiamo ignorare le disuguaglianze che segnano il panorama infermieristico globale. In occasione della Giornata internazionale degli infermieri, esorto i Paesi e i partner a utilizzare questo rapporto come segnale, mostrandoci da dove veniamo, dove siamo ora e dove dobbiamo andare, il più rapidamente possibile».
Il rapporto è basato sui dati rilevati in 194 Paesi e mostra come, sullo sfondo di una carenza globale di infermieri, le sfide siano differenti per le diverse aree del mondo: i Paesi a basso e medio reddito stanno affrontando sfide nel formare, assumere e trattenere infermieri all’interno dei loro sistemi sanitari. Al contrario, i Paesi ad alto reddito devono essere preparati a gestire alti livelli di infermieri in pensione e rivedere la loro dipendenza da infermieri formati all’estero.
Il tema della mobilità è cruciale. Il rapporto mostra che nel mondo 1 infermiere su 7 è nato in un paese diverso rispetto a quello in cui lavora. Si va dal 23% nei Paesi ad alto reddito all’8% dei Paesi a reddito medio-alto, all’1-3% dei Paesi a basso reddito. Da questo tema potrebbe dipendere la sostenibilità di molti sistemi sanitari nel prossimo futuro. Se nei Paesi a basso reddito, infatti, il numero di laureati in infermieristica sta aumentando a un ritmo più veloce rispetto ai Paesi ad alto reddito, allo stesso tempo, però, i guadagni in termini di personale formato non si traduce in una maggiore disponibilità di professionisti, sia per le dinamiche demografiche che stanno portando a un rapido aumento delle popolazione sia per l’impossibilità di concedere sufficienti opportunità di lavoro ai nuovi professionisti.
«Per affrontare questo problema, i Paesi dovrebbero creare posti di lavoro per garantire che i laureati siano assunti e integrati nel sistema sanitario e migliorare le condizioni di lavoro», scrivo l’Oms in una nota. La maggiore attrattività degli scenari locali, però, rischia di incidere sulla disponibilità di infermieri nei Paesi a più alto reddito. Per questo la formazione di un maggior numero di infermieri resta un tema cruciale a tutte le latitudini.
L’attrattività della professione, però, in molti Paesi è in picchiata. L'interesse degli studenti quindicenni a intraprendere una carriera infermieristica è diminuita drasticamente in almeno la metà dei paesi Ocse tra il 2018 e il 2022, con le maggiori riduzioni in Canada, Danimarca, Irlanda, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti. Riduzioni nell'interesse a intraprendere la professione infermieristica sono state riscontrate anche nei paesi non Ocse. L’iItalia, anche non ha visto un calo drastico nell’attrattività della professione negli studenti, è comunque in coda alle classifiche: meno dell’1% dei ragazzi pensa di dedicarsi alla professione infermieristica.
Nel complesso, l’infermiere continua a essere una professione al femminile. Le donne costituiscono l'85% della forza lavoro infermieristica globale.
Dal punto di vista anagrafico, la forza lavoro infermieristica globale è relativamente giovane: il 33% degli infermieri ha meno di 35 anni, rispetto al 19% che dovrebbe andare in pensione nei prossimi 10 anni. Tuttavia, in 20 paesi - per lo più ad alto reddito - si prevede che i pensionamenti supereranno i nuovi ingressi nel mondo del lavoro.
Si osservano evoluzioni dal punto di vista professionale: cresce infatti il numero di Paesi in cui sono presenti competenze infermieristiche avanzate e in cui gli infermieri possono assumere ruoli apicali nell’organizzazione sanitaria.
«Il rapporto espone chiaramente le disuguaglianze che stanno trattenendo la professione infermieristica e agiscono come barriera al raggiungimento della copertura sanitaria universale. La capacità di fornire la copertura sanitaria universale dipende dal vero riconoscere del valore degli infermieri e dalla capacità di mettere a frutto le potenzialità e l'influenza degli infermieri per agire come catalizzatori del cambiamento positivo nei nostri sistemi sanitari», ha affermato Pam Cipriano, presidente del Consiglio internazionale degli infermieri.