Trapianti d’organo e liste di attesa, un aiuto dall’innovazione
L’Italia ha ancora un numero troppo alto di pazienti in attesa di un organo compatibile per un trapianto e quindi in pericolo di vita: i dati relativi al 2023 del Centro nazionale trapianti dicono che per il cuore, a fronte di 370 trapianti effettuati, in lista di attesa c'erano 668 pazienti, per il polmone 188 a fronte di 254 e per il fegato 1.701 a fronte di 920.
Un aiuto nel ridurre il divario tra persone in lista d'attesa e trapianti effettuati potrebbe venire da una tecnologia che, mantenendo gli organi donati in una condizione para-fisiologica (cioè caldi, perfusi e funzionanti), permette di validarne preventivamente la vitalità, di aumentare il numero degli organi trapiantabili e, di conseguenza, di salvare più vite.
Questa tecnologia, chiamata Organ Care System (OCS), è certificata in Europa, è l'unica in materia approvata dalla Food and drug administration (FDA) degli Stati Uniti ed è stata presentata martedì 19 novembre a Roma.
«Ogni organo non utilizzato è una vita non salvata» dice Waleed Hassanein, fondatore e CEO di TransMedics, che ha concepito e messo a punto l’Organ Care System.
L'OCS è un sistema di monitoraggio portatile, caratterizzato dall’essere normo-termico a organo funzionante (il cuore batte, il polmone respira, il fegato produce bile). In sostanza è progettato per mantenere l'organo donato in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico. In questo modo, è possibile monitorare i parametri chiave dell’organo, valutandone le condizioni generali, la vitalità e la potenziale idoneità. Una innovazione grazie alla quale, secondo gli esperti, è possibile conseguire una percentuale di utilizzo degli organi, dopo morte cardiaca o cerebrale, superiore all’80 per cento e che può arrivare al 98 per cento nel caso del fegato.
«Troppo frequentemente accade che gran parte degli organi donati non venga utilizzata per il trapianto a causa dei limiti derivanti dalla loro conservazione a freddo, cioè in contenitori termici con ghiaccio - sottolinea Hassanein – e questo prolungato stato ischemico, senza apporto di sangue, può causare danni permanenti agli organi; inoltre, essendo gli organi stessi posti in tali contenitori, non è possibile valutarne la condizione e la vitalità, né su di essi è possibile intervenire al fine di ottimizzarli. Problematiche queste, tutte superabili con l’impiego della tecnologia OCS – sostiene - che consente di monitorare i parametri chiave degli organi anche durante il loro trasporto, ponendoli in condizioni cliniche più idonee al trapianto».
«La carenza di organi rimane forte – conferma Igor Vendramin, direttore della Struttura di Cardiochirurgia dell’Azienda sanitaria universitaria del Friuli centrale di Udine - e la percentuale di pazienti che muoiono in lista d’attesa elevata. È ben noto come il cuore rappresenti l’organo più delicato a causa della ridotta tolleranza al periodo di ischemia che ne impone una selezione molto attenta, limitando fortemente il numero di cuori disponibili. L’innovazione tecnologica offerta dal sistema OCS e la nuova modalità di gestione dell’organo – assicura Vendramin - ha aperto nuovi scenari nell’utilizzo di cuori definiti “marginali”, che non verrebbero utilizzati con le tecniche convenzionali, allargando il numero di pazienti trapiantabili e offrendo, così, nuova speranza alle numerose persone in attesa di un organo».
Anche nel caso del polmone lo squilibrio tra organi disponibili e lista di attesa ha un notevole impatto, una situazione che «impone di ricorrere a donatori in morte cardiaca o anche a coloro i cui organi hanno una idoneità marginale» osserva Marco Schiavon, della Divisione di Chirurgia toracica e Centro trapianto del polmone del Policlinico Universitario di Padova. «In questi casi – prosegue - la tecnologia OCS lung viene in aiuto consentendo il trattamento e la valutazione della funzione d’organo e riducendo contestualmente il tempo di ischemia polmonare. L’implementazione di questo sistema nella pratica clinica ha permesso un aumento del numero di trapianti nel nostro Centro, riducendo il tempo di attesa dei riceventi e, di conseguenza, la mortalità in lista d’attesa».
«L’auspicio è quindi che sia possibile l’adozione di questa tecnologia su ampia scala – conclude Hassanein - proprio in considerazione delle ricadute positive che può generare soprattutto in termini di vite salvate, grazie alla riduzione delle liste di attesa».