Un patto nazionale per migliorare l’assistenza oftalmologica
In Italia, circa 5 milioni di persone convivono con malattie ottico-retiniche, un numero destinato ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. Davanti a questa situazione, occorre costruire una strategia nazionale per una visione condivisa su di un tema di grande impatto sociale, clinico, economico e politico sanitario e «i cittadini italiani devono avere garantito un dignitoso benessere visivo in una società che invecchia sempre di più». È questo l’impegno emerso dall'incontro sulle malattie oculari promosso dall’Intergruppo parlamentare sulla Prevenzione e cura delle malattie degli occhi e dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, che si è svolto martedì 26 novembre a Roma.
«Le malattie che colpiscono l’occhio – osserva Massimo Nicolò, coordinatore del Comitato tecnico scientifico dell’Intergruppo – iniziano tra i 55 e i 60 anni, in moltissimi casi tra soggetti ancora in età lavorativa con tutte le conseguenze che ben si possono immaginare e vanno avanti per molti anni. A fronte di nuove tecnologie e nuovi farmaci la prognosi sta cambiando, ma se le malattie degli occhi non vengono individuate e curate subito e bene la qualità di vita dei pazienti si deteriora, spesso si va incontro ad altri problemi associati ai primi come fratture, cadute, a una maggiore dipendenza dalla famiglia e dai caregiver tanto per citare esempi concreti». Per Nicolò, vanno allora attuate «da subito politiche di prevenzione secondaria, come lo screening per la retinopatia diabetica. Nel caso delle maculopatie degenerative, invece, si deve fare ricordo a farmaci al passo con i tempi e non a farmaci imposti solo perché costano poco. Va infine rivista – aggiunge - la parte della formazione: tutte le politiche oggi mettono in secondo piano il mondo universitario e semplificano sulla figura dell’oculista e il suo operare; alcune prestazioni, come la chirurgia della cataratta, vengono banalizzate e invece dietro di esse c’è una preparazione, una professionalità, ci sono tecnologie, c’è il setting operatorio. Senza polemica, ma sembra esserci una minore nobiltà dell’ambito oftalmologico rispetto ad altri ambiti perché forse non c’è di mezzo la perdita della vita».
Le previsioni parlano di un numero di persone affette da degenerazione maculare legata all’età destinato ad aumentare di 1,2 volte tra il 2020 (195,6 milioni) e il 2030 (243,3 milioni), mentre il numero di persone con glaucoma aumenterà di 1,3 volte tra il 2020 (76 milioni) e il 2030 (95,4 milioni). Allo stesso modo, si prevede che il numero di persone con presbiopia aumenterà da 1,8 miliardi nel 2015 a 2,1 miliardi nel 2030. Ci sono poi i milioni di pazienti con retinopatia diabetica per i quali risulta necessario uno screening non sapendo, molti di loro, di essere affetti dalla malattia, ma neppure da diabete.
«La vista è un bene preziosissimo da tutelare del quale prendersi cura con molta attenzione nella società attuale – raccomanda Mario Barbuto, presidente dell’Unione italiana ciechi ipovedenti e della Fondazione Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità–Iapb Italia - considerata la crescita progressiva dell’età media e delle aspettative di vita della popolazione in tutto il mondo che determinano il significativo incremento del numero di persone con patologie oculari». Entro il 2030, come si legge nel rapporto annuale delle Nazioni unite 2024, gli ultra sessantenni nel mondo cresceranno da 971 milioni del 2017 a 1,4 miliardi, mentre gli ultra ottantenni aumenteranno da 137 milioni del 2017, a ben 208 milioni: e «queste modificazioni profonde nella composizione della popolazione – sottolinea infine Barbuto - stanno già causando una vera e propria esplosione dei problemi alla vista».