Il fumo modifica i geni umani anche a distanza di trent' anni dall’ultima sigaretta
Anche a distanza di trent'anni dall’ultima sigaretta, il fumo è in grado di modificare i geni umani contribuendo all’insorgenza di malattie negli ex fumatori.
Questo il principale risultato di uno studio trentennale pubblicato sul Journal of Cardiovascular Genetics e illustrato mercoledì 11 settembre ieri dal preside della Harvard School of Public Health, Andrea Baccarelli, alla prima conferenza internazionale di Medicina ambientale organizzata dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima) all’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara.
Lo studio ha rivelato che i marcatori epigenetici dei fumatori, vale a dire le alterazioni degli “interruttori” dei nostri geni, non tornano mai più nelle condizioni precedenti, nemmeno a distanza di decenni da quando si è smesso di fumare.
A lasciare una importante impronta genetica sull’essere umano sono anche gli inquinanti ambientali, che impattano sulla salute ancor prima della nascita e già a partire dalla fase della gravidanza.
«Le ricerche sperimentali condotte su placente umane sembrano riscontrare differenti alterazioni epigenetiche a seconda della tipologia di inquinanti più diffusi nelle diverse città, a seconda della predominanza di emissioni da traffico o di tipo industriale, come quello delle acciaierie» sottolinea il Rettore dell’Università di Chieti, Liborio Stuppia. «Sono proprio queste alterazioni epigenetiche – precisa - a essere responsabili dell’epidemia di obesità e del calo della fertilità che si diffondono rapidamente a livello mondiale, come risultato delle continue interazioni tra i contaminati ambientali e il nostro patrimonio genetico già nel grembo materno o presenti addirittura prima della nascita nelle cellule germinali dei futuri genitori».
Come ricorda il vicepresidente Sima, Prisco Piscitelli, oggi le alterazioni degli “interruttori” epigenetici dei nostri geni dovute al contatto con inquinanti ambientali ad azione interferente endocrina sono causa di ben 3,5 milioni di casi di asma nel mondo, oltre che dell’incremento del numero di diabetici, inclusi i bambini che sempre più soffrono di questa patologia. «Si stima – prosegue Piscitelli - che il numero dei diabetici nel complesso passerà dagli attuali 463 milioni a 578 milioni nel 2030, per raggiungere quota 700 milioni di malati nel 2050, con un incremento del 51%».
Tra i principali inquinanti responsabili di queste modifiche epigenetiche vi sono i metalli pesanti come piombo, mercurio e cadmio, i composti organici come i pesticidi e le polveri sottili PM2.5, emesse soprattutto dal traffico urbano e dall’industria.
Perciò, conclude il presidente Sima, Alessandro Miani, «è sempre più urgente spostare i riflettori verso una vera prevenzione primaria, attraverso una nuova visione in grado di rimuovere le cause ambientali che contribuiscono all’insorgenza di malattie specie in ambito pediatrico».