Un genio frutto della distrazione. E se Leonardo da Vinci avesse sofferto di ADHD?

Diagnosi postume

Un genio frutto della distrazione. E se Leonardo da Vinci avesse sofferto di ADHD?

di redazione
Era mancino e probabilmente dislessico. Aveva difficoltà a completare i progetti, la smania di sperimentare cose nuove, dormiva pochissimo e, diversamente dal solito, la parte destra del cervello era dedicata al linguaggio. Sintomi tipici del disturbo da deficit di attenzione e iperattività?

Talento da vendere in ogni disciplina, una creatività senza limiti, la mente che viaggia ininterrottamente passando da un’invenzione a un’altra, tutte uniche, originali e dirompenti. Che rischiano però di rimanere sulla carta. Perché fermarsi è impossibile: a un progetto che toglie il sonno ne subentra uno nuovo più emozionante, altrettanto urgente e ugualmente monopolizzante.  E così via. La sete di fare, provare, sperimentare non si placa e impedisce di portare a termine il lavoro.

Stiamo parlando di un genio? O di una persona affetta da disturbo da deficit di attenzione e iperattività? Stiamo parlando di Leonardo da Vinci che, secondo Marco Catani ricercatore del King’s College di Londra, era entrambe le cose. In un articolo pubblicato sulla rivista Brain, il professore dell’ Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience ipotizza infatti che la difficoltà di Leonardo nel completare le sue opere, testimoniata da documenti storici da cui traspare anche l’impazienza dei committenti, sia dovuta al disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) di cui avrebbe sofferto. Più che di una diagnosi, difficile da proporre a 500 anni di distanza,  Catani parla di “migliore spiegazione”. Secondo lui infatti l’ADHD sarebbe perfettamente compatibile tanto con la straordinaria creatività che con la cronica procrastinazione tipiche del genio del Rinascimento.

«Mentre è impossibile fare una diagnosi post-mortem su qualcuno che è vissuto 500 anni fa, sono sicuro che l’Adhd sia l’ipotesi più convincente e plausibile per spiegare la difficoltà di Leonardo a concludere le sue opere. Le fonti storiche dimostrano che Leonardo passava un tempo eccessivo nella progettazione, ma gli mancava la perseveranza. L’ADHD potrebbe spiegare alcuni aspetti del temperamento di Leonardo e il suo originale genio», ha dichiarato Catani. 

L’Adhd è un disturbo del comportamento caratterizzato da un’irrequietezza fisica e mentale che si manifesta nell’incapacità di completare un compito, nei continui tentativi di procrastinare il lavoro, nel pensare cento cose e farne una (in pochi casi però quell’ “una” su cento è un capolavoro immortale). 

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività viene generalmente associato all’infanzia. Ma è possibile, dando ascolto agli ultimi studi, che ci sia una sovradiagnosi di ADHD tra i bambini, mentre potrebbe esserci una sottodiagnosi negli adulti. 

Nel caso in questione sembra che Leonardo sin da bambino avesse l’abitudine di iniziare una cosa senza averne finita un’altra, saltando continuamente da un’impresa alla successiva come una geniale anima in pena dalla vorace curiosità, perennemente in cerca di qualcosa di nuovo da provare. Un altro sintomo che si sposa bene con la diagnosi di ADHD (ma anche con la genialità degli artisti) è la mancanza di sonno: non ci sono orari, non c’è nessuna differenza tra il giorno e la notte, bastano brevi e sporadiche pause di riposo per ritornare nel pieno delle forze. 

Ma c’è dell’altro. Sembra infatti che il cervello di Leonardo fosse organizzato in maniera diversa rispetto ai “comuni mortali”: era mancino, probabilmente dislessico e con un’inversione di ruoli tra emisfero destro e sinistro, con la parte destra del cervello dominante sulla sinistra per quanto riguarda il linguaggio. Tutte caratteristiche tipiche delle persone con ADHD. 

Catani non arriva certo a dire che il disturbo da deficit di attenzione e iperattività permetta a chi ne è affetto di dipingere l’Ultima Cena o la Gioconda, ma invita a guardare questa sindrome con occhi meno severi. 

«Esiste il diffuso malinteso secondo il quale l’Adhd è tipico di bambini che non sanno comportarsi bene, con scarsa intelligenza, che avranno una vita problematica. Al contrario, la maggior parte delle persone che io visito sostengono di essere stati bambini brillanti e intuitivi che hanno invece sviluppato sintomi di ansia e depressione più tardi nella vita per aver fallito nel mettere a frutto il loro potenziale. È incredibile che Leonardo considerasse se stesso un fallito. Spero che il caso di Leonardo dimostri che l’ADHD nonè associato a un basso quoziente di intelligenza o alla mancanza di cretaività, ma piuttosto alla difficoltà di capitalizzare il proprio talento naturale. Spero che l’eredità di Leonardo possa aiutarci a cambiare alcuni pregiudizi sull’ADHD», conclude Catani.