I giochi di brain training non migliorano le performance cognitive
Una memoria di ferro, una capacità di concentrazione invidiabile, formidabili abilità logiche e linguistiche. A qualunque età. Il tutto grazie al brain training, gli esercizi che allenano il cervello che spopolano nel Web. Troppo bello per essere vero. L’idea di poter migliorare la memoria, le capacità logiche, le abilità linguistiche e forse anche il quoziente di intelligenza dedicando pochi minuti al giorno ai giochi mentali proposti on line, nelle app sugli smartphone o nelle console per videogiochi è tanto allettante quanto illusoria.
I rompicapo sono un piacevole passatempo ma niente di più. Non servono a mantenere in forma il cervello, non sono la miracolosa ginnastica mentale che preserva le capacità cognitive. Insomma, non mantengono nessuna delle loro promesse. A sfatare il mito del brain training, sul quale è stato costruito un business molto redditizio, ci pensano per la prima volta i risultati del più ampio esperimento in real-world mai condotto finora. Per lo studio, pubblicato sul Journal of Experimental Psychology: General, i ricercatori hanno messo a confronto le abilità di 1.000 persone che utilizzavano regolarmente i giochi per allenare il cervello con quelle di 7.500 persone che non si tenevano impegnati con nessuna attività mentale. Ebbene, non è stata osservata alcuna differenza tra i due gruppi nelle performance cerebrali misurate con specifici test.
Tutti i partecipanti sono stati infatti sottoposti a 12 esami per valutare le abilità mnemoniche, logiche e linguistiche. Si trattava di riconoscere schemi ripetuti, di inserire figure geometriche negli spazi vuoti, di completare puzzle, di ricordare oggetti e parole ecc…I partecipanti dei due gruppi hanno ottenuto risultati equiparabili sull’attenzione, il ragionamento, la memoria di lavoro e la pianificazione.
Al contrario di quanto ci si sarebbe aspettato, gli appassionati di giochi mentali non avevano alcuna marcia in più rispetto agli altri. Neanche i più accaniti giocatori, quelli che tutti i giorni per più di 18 mesi si erano impegnati con dedizione a risolvere quiz, rebus, trabocchetti e via dicendo, mostravano performance cognitive superiori a quelle del gruppo che non si allenava mai o quasi mai. Il cervello quindi sembrerebbe seguire regole diverse da quelle del corpo. Nel suo caso la costanza negli allenamenti, per lo meno di questo tipo, non fa la differenza.
«Non siamo stati in grado di trovare alcuna prova che che l'allenamento cerebrale fosse associato alle capacità cognitive», ha dichiarato Bobby Stojanoski, neuroscienziato della Western University in Ontario (Usa), a capo dello studio.
I risultati, precisano i ricercatori, non sono stati influenzati né dall'età dei partecipanti, né dal programma di allenamento utilizzato né dalle aspettative sui risultati del training. Gli scienziati non invitano certo gli appassionati di giochi mentali a rinunciare al loro hobby, ma gli suggeriscono di considerarlo un passatempo come un altro senza sperare in benefici per il cervello. Potrebbero restarne delusi.