A lezione di longevità dagli abruzzesi. Lo sdijuno allunga la vita
Colazione salata e a cena molto presto. Niente dolci, costante attività fisica. Sono alcune abitudini che potrebbero allungare la vita. Almeno così emerge da uno studio dell’Università di Teramo sugli anziani in Abruzzo che analizza le caratteristiche dei pasti per una maggiore longevità. Circa il 90 per cento di nonagenari e centenari faceva una colazione salata abbondante e lasciava passare oltre 17 ore tra la cena e il pranzo successivo, riducendo lo stress del sistema immunitario e del metabolismo
I risultati dello studio sono stati presentati al XX Congresso della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione – SISA.
Lo studio abruzzese ha coinvolto gli abitanti di 151 comuni nelle aree interne a ridosso dei Parchi Abruzzesi, dove risiedono 503 centenari e 18mila nonagenari (dati ISTAT). «Anzitutto, vi sono delle affinità con la maggior parte degli studi sui centenari, legati a due aspetti fondamentali della longevità, ossia l’attività fisica costante e una dieta sana, con elevato consumo di prodotti di origine vegetale (frutta, verdura, legumi, cereali), con la particolarità dell’assenza quasi totale di dolci. L’aspetto nuovo che emerge nel 93 per cento dei nonagenari e nell’82 per cento dei centenari è di aver seguito una tradizione alimentare tipica dell’Abruzzo, lo “sdijuno”, che significa “stappa digiuno”: una colazione salata di circa 300 calorie, fatta verso le 6.30. A seguire, alle 12.30 c’era un pranzo abbondante con cibi come polenta, legumi, carne, pasta fatta in casa, e intorno alle 18.30, cena a base di verdure, minestre, uova, formaggi. Con questi ritmi si favorisce un basso stress infiammatorio notturno, in linea con i ritmi circadiani che vedono rallentare il nostro metabolismo nelle ore serali. Pur essendo uno studio osservazionale, analizza l’importanza della crononutrizione, legata all’orario dei pasti per una maggiore longevità: dalla cena al pranzo ci sono circa 17,5 ore di “restrizione calorica”, una finestra dove c’è solo la colazione. Questo dava loro la capacità di non stressare né il sistema immunitario né il metabolismo, preparandoli per un pasto abbondante come il pranzo. La risposta metabolico/immunitaria individuale allo stress post-prandiale si lega ai ritmi circadiani, all’orario, alla tipologia di pasto. Questa è una possibile spiegazione della loro longevità, sebbene non si possa dimenticare che a determinare la sopravvivenza intervengano numerose altre variabili», commenta Mauro Serafini, professore Ordinario di alimentazione e nutrizione umana, Università di Teramo e Consigliere SISA.