Mammografia: non sottovalutare un risultato falso positivo
Un risultato falso positivo di una mammografia potrebbe essere falso solo in parte, o meglio solo temporaneamente. Le donne che ricevono un responso sospetto che indica la possibilità di un tumore della mammella durante lo screening, smentito dagli ulteriori controlli (falso positivo), hanno una probabilità maggiore di sviluppare il cancro nei 20 anni successivi alla prima diagnosi errata rispetto alle donne che hanno sempre ricevuto un risultato indubbiamente negativo.
È quanto emerge da uno studio del Karolinska Institutet pubblicato su JAMA Oncology che ha coinvolto circa 500mila donne che avevano partecipato ai programmi di screening per la prevenzione del tumore al seno a Stoccolma. I ricercatori hanno individuato 45mila donne che avevano avuto un risultato iniziale positivo e 452mila donne della stessa età che non avevano mai avuto un responso sospetto.
Ebbene, dall’analisi dei dati clinici a lungo termine, emerge che le donne con un risultato falso positivo hanno un rischio del 60 per cento maggiore di sviluppare un tumore al seno nei 20 anni successivi al responso.
I ricercatori hanno inoltre preso in esame un sottogruppo di 12mila donne che avevano partecipato allo studio “Karolinska Mammography Project for Risk Prediction of Breast Cancer (KARMA)” di cui erano noti i valori della densità mammografica. La densità mammografica bassa è stata associata a un maggior rischio di tumore. «L’aumento del rischio era più evidente nelle donne nella fascia di età 60-75 anni rispetto alla fascia di età 40-49 anni e nelle donne con densità mammografica bassa piuttosto che alta.
Il rischio era più alto anche nei quattro-sei anni successivi a un risultato falso positivo. È importante accentuare la consapevolezza a lungo termine della possibilità di cancro al seno nelle donne che ottengono risultati mammografici falsi positivi», afferma Xinhe Mao, ricercatrice post-dottorato presso il Dipartimento di Epidemiologia Medica e Biostatistica del Karolinska Institutet in Svezia. Secondo i ricercatori sarebbe opportuno stabilire specifici percorsi di monitoraggio per le donne che hanno avuto un risultato falso positivo che prevedano controlli più ravvicinati negli anni successivi allo screening sospetto in modo tale da poter individuare l’eventuale tumore a uno stadio iniziale aumentando così le probabilità di guarigione.
In Svezia, dove si è svolto lo studio, tutte le donne tra i 40 e i 74 anni sono invitate allo screening a intervalli di 18-24 mesi. Ad ogni visita, circa il 3 per cento delle donne riceve un risultato falso positivo, ossia un sospetto di tumore che non viene confermato dagli esami successivi. Studi precedenti avevano suggerito che un falso positivo aumentasse il rischio di una diagnosi di cancro a breve termine. Il nuovo studio mostra che l’aumento del rischio è a lungo termine.