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Con i cambiamenti climatici un cane su due è a rischio di leishmaniosi. E rischiano anche i padroni
redazione
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La leishmaniosi , malattia conosciuta e temuta dai proprietari di cani, è ormai endemica in tutta Italia. Nessuna Regione si salva: sono in forte aumento la diffusione e la distribuzione sia del Leishmania infantum, il parassita causale dell’infezione, sia del flebotomo, meglio conosciuto come pappatacio, che trasmette la forma infettante al cane e all’uomo. La prevalenza nei cani varia da 1,7% al 48,4%, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute, ma in alcune Regioni del centro-sud e insulari un cane su due sarebbe esposto al parassita, con una sieroprevalenza che supera in alcuni casi il 50%, e una incidenza annuale dal 9,5% fino al 13,1% in aree endemiche come la Puglia. Nuovi focolai di infezione vengono registrati anche nelle Regioni più settentrionali, con 27 focolai di infezione registrati negli ultimi dieci anni.

Come zoonosi trasmissibile la leishmaniosi, oltre alle implicazioni di clinica veterinaria, ha anche ricadute sulla sanità pubblica ed è in questa prospettiva che esperti di fama nazionale e internazionale hanno partecipato a “STOP alla leishmania in 3ACT”, evento promosso da Boehringer Ingelheim, tenutosi nei giorni scorsi a Rezzato (BS).

Da alcuni anni l’epidemiologia della leishmaniosi «sta rapidamente cambiando – avverte Gioia Buongiorno, ricercatrice del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità - superando i confini meridionali per espandersi anche nei territori settentrionali. A influenzare negativamente la diffusione del vettore, i cambiamenti climatici con l’aumento delle temperature, gli allevamenti e le colture intensivi, gli animali di importazione, tutti fattori che favoriscono lo sviluppo delle larve dei flebotomi tutto l’anno e l’adattamento del flebotomo anche in fase di quiescenza invernale. Lo scenario desta preoccupazione – insiste - anche perché i casi di leishmaniosi animale e umana, soggetti a notifica obbligatoria, sono largamente sotto-notificati».

L’approccio One & More Health poggia su tre cardini: informare ed educare veterinari e proprietari; condividere le strategie migliori nella pratica clinica e nella sanità pubblica; prevenire con l’impiego di prodotti insetticidi e repellenti che proteggono i cani, diminuendo il rischio di punture del flebotomo.

I proprietari di cani generalmente conoscono la leishmaniosi e la temono, soprattutto quelli che vivono in aree ad alto rischio, ma solo il 47% di coloro che adottano misure di profilassi è consapevole che si tratta di una malattia mortale, se non curata; inoltre, un’alta percentuale di proprietari si affida al “fai da te” nell’acquisto di presidi considerati protettivi, senza il consiglio del veterinario.

Uno studio realizzato sul territorio al quale ha partecipato il ministero della Salute, condotto sulla casistica di ospedalizzazioni per leishmaniosi umana negli anni tra il 2011 e 2016, ha segnalato 1.700 casi di leishmaniosi viscerale umana, letale se non trattata subito e in modo adeguato, specie nei soggetti più fragili come la popolazione pediatrica, gli anziani e le persone di ogni età immunodepresse per altre patologie concomitanti.

«A causa del rialzo delle temperature determinato dai cambiamenti climatici la leishmaniosi ha superato i confini tradizionali: il flebotomo ha trovato condizioni di adattamento ideali e si è diffuso ovunque» spiega Marco Melosi, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi).

«Siamo fermamente convinti che il ruolo del veterinario sia cruciale in questo contesto – assicura infine Emanuele Ferraro, Head of Pets&Equine Boehringer Ingelheim Animal Health - e per questo vogliamo fare la nostra parte per costruire un futuro in cui la salute venga vista in modo globale, integrato e sostenibile. La partnership tra privato, associazioni e medici veterinari può generare un importante valore aggiunto in ottica One Health».

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