Veterinari e pediatri: delle aggressioni non diamo la colpa ai cani, piuttosto impariamo a conoscerli
Le cronache, anche recenti, raccontano aggressioni di cani ai danni di minori, spesso in tenerissima età, in contesti domestici privati-familiari, quasi sempre caratterizzati dalla presenza di cani di grossa taglia lasciati incustoditi o sfuggiti al controllo dei proprietari-genitori. Vale la pena ricordare che, pur non trattandosi di “luoghi aperti al pubblico”, anche i contesti domestici sono giuridicamente assoggettati al principio del possesso responsabile.
La Società italiana di pediatria (Sip) e l'Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi) richiamano l’attenzione sulla necessità di rafforzare la prevenzione attraverso due leve: da una parte sviluppare negli adulti una maggiore conoscenza del rapporto bambini-cani per una corretta valutazione rischio-beneficio e, dall'altra parte, rafforzare le politiche educative al possesso responsabile di cani, specialmente in presenza di minori.
«La relazione con un animale domestico favorisce la crescita armoniosa dei bambini migliorando la loro empatia, il senso di responsabilità e il benessere emotivo» sottolinea Rino Agostiniani, presidente della Sip. Ma per garantire una convivenza positiva, avverte, «la sorveglianza di un adulto è imprescindibile: un cane e un bambino non dovrebbero mai stare insieme senza supervisione».
Il rapporto tra bambini e cani deve svilupparsi all’interno di una cornice di sicurezza che implica un rafforzamento del principio del “possesso responsabile” e una corretta impostazione del rapporto tra cani e bambini in età pediatrica e più in generale tra cani e minori. «È essenziale che i proprietari genitori o che stanno per diventare genitori adottino tutte le precauzioni necessarie per una convivenza sicura, a partire dalla scelta del cane più indicato per il contesto familiare» sottolinea il presidente dell’Anmvi, Marco Melosi: «Maggiore sarà la compatibilità tra le condizioni socio-ambientali con le esigenze di benessere del cane e maggiore sarà l’equilibrio complessivo della convivenza».
Tra i principi chiave suggeriti da Sip e Anmvi, una adozione consapevole del cane; supervisione costante; educazione alla relazione; prevenzione fin dalla gestazione
Sip e Anmvi chiedono poi una profonda revisione dell’attuale percorso formativo (il cosiddetto “patentino”) ideato due decenni or sono, quando la presenza di cani nelle famiglie non aveva ancora raggiunto il rapporto demografico di oggi, pari a un cane ogni tre famiglie e un cane ogni sette persone (8,8 milioni di cani; 26,4 milioni di famiglie: 58,9 milioni di italiani).