La guerra torna a far paura ai ragazzi italiani

L'indagine

La guerra torna a far paura ai ragazzi italiani

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Immagine: Ministry of Defense of Ukraine, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Indagine sugli adolescenti. Fragili, impauriti, si sentono al sicuro solo nel mondo circoscritto a familiari e amici. Intanto, i social cambiano le abitudini sessuali e li espongono a nuovi rischi

Dopo quasi un secolo la guerra è tornata a popolare gli incubi degli adolescenti italiani. Per quasi due su tre è un pensiero ricorrente.È forse questo il dato più forte che emerge dall’annuale Indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia realizzata dal Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD.

«È probabilmente la prima volta, dal dopoguerra ad oggi che una generazione di adolescenti teme realmente (fondato o meno che sia questo timore) la possibilità di una guerra che ci coinvolga direttamente come Italia e come Europa. Un pensiero, o un “incubo”, che ha il 63% degli adolescenti intervistati e la percentuale, passando dai più piccoli ai più grandi, sale ulteriormente al 67%», dice il presidente del Laboratorio Adolescenza Maurizio Tucci. «Impossibile che questa sorta di spada di Damocle che pensano di avere sulla testa non condizioni anche tutto il resto».

L’indagine, che ha coinvolto 3.427 studenti tra i 13 e i 19 anni, in effetti lo conferma. Il 68,7% (e 85,0% delle ragazze) si sente (spesso o qualche volta) triste senza riuscire ad attribuire questa tristezza ad una causa specifica e con l’età il fenomeno aumenta. Il 39% (49% delle ragazze) afferma anche che questi momenti di tristezza immotivati sono aumentati rispetto al recente passato.

Ciò ha conseguenze su diversi aspetti della vita. Il sonno, per esempio. Il 60% delle ragazze e il 45% dei ragazzi fa frequentemente fatica ad addormentarsi. Se la più frequente causa per cui gli adolescenti dicono di non riuscire ad addormentarsi è la scuola, sono in crescita le motivazioni legate non a cause specifiche, come il “nervosismo” e la tristezza.

Resta critico il rapporto con l’alcol, soprattutto per il bere “da sballo”. Tra i non astemi, il 75% si è ubriacato almeno una volta, il 32% dei quali più di tre volte. Preoccupa soprattutto la scarsa percezione dei rischi connessi all’alcol. La gran parte degli adolescenti ritiene infatti che bere alcol faccia molto meno male alla salute che fumare sigarette o di una vita stressante. 

In costante evoluzione è il rapporto con i social network. 

Instagram e Tik Tok sono in testa, mentre è pressoché scomparso Facebook. È in crescita, invece, OnlyFans, frequentato dal  10% delle ragazze e dal 20% dei maschi. A preoccupare il fatto che, potenzialmente, su questo social e è possibile postare e vedere (a pagamento) contenuti ad esplicito riferimento sessuale (al quale, peraltro, i minorenni non potrebbero accedere). «Se il ruolo dei maschi è prevalentemente quello di “voyeur”, quello delle ragazze è verosimilmente quello di protagoniste attive», scrivono gli autori dell’indagine.

Tra i generi di siti maggiormente frequentati si contendono la vetta i siti che parlano di salute (56,3% femmine e 43,7% maschi) e i siti porno (42,8% femmine e 64,3% i maschi).

Tra i dati emersi dall’indagine il nuovo ruolo dei social nella vita sessuale dei ragazzi. Il 15% delle ragazze e il 10% dei maschi ammette di aver postato sui propri profili social, almeno una volta, proprie foto o video dal contenuto sessualmente provocante. E la percentuale, se ci spostiamo nella fascia 17-19 anni, arriva al 18%. Ancora più frequente l’invio di foto intime al proprio partner: a farlo è il 55% delle ragazze e il 52% dei maschi, ma se si arriva alla fascia di età più alta, rispetto al campione considerato, la percentuale è del 75% (tra le ragazze supera l’80%).

Un fenomeno, quest’ultimo, che è qualcosa di più complesso di una semplice cattiva abitudine.

«Condividere immagini o momenti intimi attraverso la rete ha un nome ben preciso, sexting, ed è espressione di come anche la sessualità si sia trasformata con l’utilizzo delle nuove tecnologie. Vale per gli adulti e, dobbiamo farcene una ragione, vale anche per gli adolescenti», dice Loredana Petrone, psicologa e sessuologa dell’Università di Roma. 

«Dobbiamo accettare l’idea che gli adolescenti hanno diritto alla sessualità; e dobbiamo renderci conto che la rete oggi – per gli adolescenti come per gli adulti – è un “luogo” (non deve essere il solo) dove questa sessualità si esprime», aggiunge. «Solo facendo così avremo la serenità di parlare con gli adolescenti di queste cose e cercare di evitare che si imbattano nel revenge porn o nella sextortion (estorsione sessuale) che rappresentano – questi, sì – dei rischi gravissimi».

A proposito della sessualità dei ragazzi, l’indagine ha rilevato che il 3,6% dichiara di non identificarsi nel genere femminile o maschile. « Non dobbiamo commettere di ignorare il fenomeno o cercare ipocritamente di occultarlo, perché sarebbe una imperdonabile disattenzione», commenta Piernicola Garofalo, endocrinologo, già presidente della Società italiana di medicina dell’adolescenza.

L’indagine rileva inoltre segnali di sfiducia dei ragazzi verso le figure di riferimento della società. Poco più del 50% si fida delle forze dell’ordine, il 48% degli insegnanti, il 29% dei sacerdoti, il 25% dei giornalisti, il 10% degli influencer, il 209% classe politica. Unici soggetti di cui gli adolescenti si fidano in pieno sono i genitori (si fida di loro il 90%) e gli amici (86%). 

Una buona notizia, quest’ultima. Ma non troppo.

«Fidarsi, e quindi sentirsi al sicuro solo nel mondo circoscritto a familiari e amici è inequivocabilmente un segno di disagio ad affrontare il mondo esterno», afferma Maurizio Tucci. «Ma ritirarsi nel guscio come le tartarughe quando hanno paura a sedici anni, quando il desiderio dovrebbe essere quello di esplorare, e possibilmente conquistare il mondo, è una sorta di preoccupante contraddizione in termini sulla quale dovremmo riflettere».