Farmaci, carenze più che raddoppiate dal 2018. Salvati dagli equivalenti

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Farmaci, carenze più che raddoppiate dal 2018. Salvati dagli equivalenti

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Immagine: Pixabay, CC0, via Wikimedia Commons
di redazione
Nel 2024 3.700 medicinali a rischio carenza, nell’80% c’è un generico sostitutivo. Ma l’industria degli equivalenti è sotto pressione

Negli ultimi cinque anni la carenza di farmaci è diventata un problema sempre più pressante a livello globale: l’Italia è tra i Paesi maggiormente colpiti. Nel periodo 2018-2024 il numero di farmaci a rischio carenza in Italia è più che raddoppiato, passando da poco più di 1.600 a oltre 3.700. A evitare l’emergenza sono spesso i farmaci equivalenti, che sono disponibili in otto casi di rischio carenza su dieci. È uno dei dati emerso nel corso della presentazione, oggi a Roma, dell’edizione 2024 dell'Osservatorio Nomisma sul "Sistema dei farmaci equivalenti in Italia”.

I dati mostrano che l’industria dei farmaci equivalenti è solido, ma sconta una forte sofferenza frutto della pressione dei costi di produzione, degli oneri regolatori, del blocco dei prezzi ex factory e delle gare al massimo ribasso. Fattori che hanno determinato, specie negli ultimi anni, una pesante erosione di margini di profitto già esigui. Il tutto in un quadro di progressiva regressione della concorrenza nel settore farmaceutico.

L’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, che sembrava dovesse essere un fenomeno limitato alla pandemia, è diventato strutturale, determinando una pressione insostenibile in un settore dove e non è possibile trasferire gli aumenti sui prezzi finali. L’analisi dei bilanci economici delle aziende del 2023 denuncia un aumento medio del 19% del costo delle materie prime rispetto al 2022. Nel quinquennio, tuttavia, l’aumento è stato del’86%.

Importanti anche gli aumenti dei prezzi dei materiali di confezionamento: tra il 2019 e il 2023 l’alluminio è aumentato del 27%, il vetro del 24%, la carta e la plastica, rispettivamente, del 19% e del 3%. Voci che complessivamente pesano per il 20% sui costi di produzione aziendali.

Dal canto loro, le spese sostenute per registrazione e autorizzazione alla vendita tra il 2016 e il 2023 sono aumentate del 26%.

Pesante l’impatto del payback: in particolare per le aziende che operano in ambito ospedaliero, i tributi di ripiano nei prossimi anni impatteranno tra i 15% e il 18% del fatturato.

«Tutte le problematiche già evidenziate nelle precedenti edizioni dell’Osservatorio non solo persistono, ma alcune di esse si sono ulteriormente esacerbate, rendendo il quadro complessivo decisamente più allarmante rispetto al passato», ha affermato Lucio Poma, chief economist di Nomisma e coordinatore scientifico dell‘Osservatorio sull’industria dei farmaci equivalenti nel nostro Paese.

«Stiamo toccando con mano ogni giorno nelle farmacie e negli ospedali cosa significa non trovare farmaci che diamo per scontati: non possiamo ignorare la china che sta prendendo il sistema e dobbiamo invertire urgentemente la rotta, già in questa legge di Bilancio», ha aggiunto il presidente di Egualia, Stefano Collatina. «Ci sono misure di sistema che possono essere introdotte senza impatto di spesa pubblica, come stabilire che le procedure di gara si svolgano per accordo quadro, e misure che opportunamente programmate posso essere gestibili in termini di impatto economico. Ci sono oneri impropri che pesano sulle imprese di farmaci fuori brevetto che vanno rivisti, senza dimenticare il tessuto industriale, incluso l’insostituibile ruolo del conto terzi nel nostro Paese». 

In particolare, le aziende chiedono di eliminare il payback sui farmaci rimborsati o acquistati in gara dal servizio sanitario, regolare il livello dei prezzi introducendo parametri di adeguamento all’incremento esponenziale dei costi di produzione, rivedere i criteri delle gare ospedaliere, concentrati prevalentemente sul meccanismo del massimo ribasso, prevedere un meccanismo di adeguamento dei prezzi ex factory dei farmaci a più basso costo e incentivare le imprese che adottano processi produttivi innovativi e tecnologie sostenibili, attraverso modelli multi aggiudicatario.

E ancora: supportare la messa a terra della riforma farmaceutica europea e delle indicazioni contenute nel rapporto Draghi per la Commissione Ue, che pongono in primo piano, a pari merito, sia il rafforzamento dell’attività di R&S sia il rafforzamento delle catene di fornitura farmaceutica, a partire dai prodotti fuori brevetto.

«Senza l’adozione di queste misure, la funzione di “bene pubblico” dei medicinali equivalenti rischia di andare persa per sempre», conclude Egualia.