L’Intelligenza artificiale si fa strada tra i medici italiani

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L’Intelligenza artificiale si fa strada tra i medici italiani

di redazione

L’Intelligenza artificiale inizia a ritagliarsi un ruolo sempre più concreto nella pratica clinica quotidiana dei medici italiani. Una parte significativa del mondo medico, infatti, ha già avuto modo di sperimentare strumenti basati sull'IA: si va dal 29% degli specialisti attivi in centri privati al 31% tra quelli ospedalieri fino al 24% dei medici di Medicina generale. Tra le funzionalità che i medici ritengono più utili nei sistemi di Intelligenza artificiale spiccano quelle in grado di supportare un approccio più personalizzato e data-driven alla cura.

Questi dati vengono da un'indagine condotta per conto di MioDottore dalla società di ricerca Datanalysis su un campione di 3 mila medici italiani, equamente distribuiti sull’intero territorio italiano.

Rispetto all'utilizzo dell'IA non mancano tuttavia le criticità. Tra quelle più sentite emergono la complessità di utilizzo, segnalata dal 22% dei medici di Medicina generale, e la scarsa integrazione con i sistemi attualmente in uso, indicata dal 20% dei medici di base e dal 22% degli specialisti ospedalieri. Anche i costi vengono talvolta percepiti come un ostacolo (per l’11% dei medici di base e il 20% degli specialisti ospedalieri) così come la necessità di rafforzare le competenze digitali, problematica sentita  almeno da un medico su cinque tra gli specialisti privati. Tuttavia, queste difficoltà non sono vissute come insormontabili.

La maggior parte dei medici dichiara infatti un livello discreto di dimestichezza con le tecnologie digitali: il 64% tra i medici di Medicina generale, il 56% tra gli specialisti dei Centri privati o convenzionati e il 54% tra quelli ospedalieri. A confermarlo è il 40% degli specialisti nei centri privati e il 43% di quelli ospedalieri che dichiarano di sentirsi pienamente a proprio agio nell’utilizzo di questi strumenti. Anche tra i medici di Medicina generale, pur con margini di miglioramento, si registra una buona propensione al digitale (31%). Sul piano territoriale emergono differenze significative: nel Nord-Ovest i medici che dichiarano una familiarità elevata o molto alta con le tecnologie digitali raggiungono il 45%, mentre nel Sud e nelle Isole questa percentuale si ferma al 29%. Nonostante queste disomogeneità, un dato resta evidente: tutti i professionisti intervistati utilizzano strumenti digitali nella pratica quotidiana.

Per tornare all'Intelligenza artificiale, le sue potenzialità sono ormai riconosciute dalla maggior parte dei medici italiani, che ne prevedono un impatto significativo sul modo di fare Medicina nei prossimi anni. A pensarla così è il 76% dei medici di Medicina generale, l’83% degli specialisti privati e l’85% di quelli ospedalieri. Un dato che riflette un clima di fiducia e apertura verso l’innovazione, con punte di ottimismo soprattutto nel Nord del Paese.