Rischio tumori della pelle per chi lavora sotto il sole

Lo studio

Rischio tumori della pelle per chi lavora sotto il sole

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Immagine: U.S. Department of Agriculture, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Un decesso su tre per tumori della pelle non melanoma nel mondo è "professionale". Con le dovute precauzioni si possono prevenire i tumori di questo tipo. È importante conoscere il livello di radiazioni UV in tempo reale. Si può farlo con una App dell’Oms

Chi lavora alla luce del sole, nel vero senso della parola, rischia la salute. Secondo un recente studio condotto congiuntamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro i lavoratori esposti ai raggi ultravioletti hanno una probabilità del 60 per cento superiore di sviluppare un cancro della pelle non melanoma rispetto a chi lavora in luoghi protetti dai raggi solari. Lo studio si riferisce a un tipo di neoplasie cutanee differenti dal melanoma che si sviluppano negli strati superiori della pelle classificate proprio come  “tumori della pelle di origine professionale”. I due sottotipi principali di questo gruppo di tumori sono il carcinoma basocellulare e il carcinoma a cellule squamose.

Rischiano di ammalarsi gli agricoltori, i contadini,  i manutentori delle reti stradali o ferroviarie e tutti gli altri lavoratori, 1,6 miliardi di persone nel mondo, pari al 28 per cento della popolazione dai 15 anni un su, che lavorano all’aria aperta senza particolari protezioni. Secondo le stime dei ricercatori, 1 decesso su 3 tra quelli causati da tumori della pelle diversi dal melanoma è attribuibile all’attività lavorativa. In un solo anno, nel 2019, si sono contati 19mila decessi in 183 Paesi del mondo dovuti a tumori della pelle di origine professionale (nel 65% dei casi si è trattato di uomini).

L’esposizione alle radiazioni ultraviolette è al terzo posto tra i fattori di rischio associati all’attività lavorativa con la più alta mortalità per cancro nel mondo e in futuro la situazione potrebbe peggiorare: tra il 2000 e il 2019, i decessi per cancro della pelle attribuibili all’esposizione professionale alla luce solare sono quasi raddoppiati, passando da 10.088 a 18.960.

Gi autori dello studio pubblicato su Environment International invitano i lavoratori a rischio e i datori di lavoro a prendere le misure necessarie per limitare i danni delle radiazioni ultraviolette sulla pelle. 

«Un ambiente di lavoro sicuro e sano è un diritto fondamentale del lavoro. La morte causata dall’esposizione non protetta alle radiazioni solari ultraviolette durante il lavoro è in gran parte prevenibile attraverso misure economicamente vantaggiose. È urgente che i governi, i datori di lavoro, i lavoratori e i loro rappresentanti condividano azioni per stabilire diritti, responsabilità e doveri ben definiti per ridurre il rischio professionale derivante dall’esposizione ai raggi ultravioletti. Così si possono salvare migliaia di vite ogni anno», afferma Gilbert F. Houngbo, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). 

Le misure per proteggere i lavoratori dal sole vanno da semplici accorgimenti nel vestiario, cappelli, maniche lunghe, pantaloni lunghi, alla regolamentazione dell’orario di lavoro, con pause nelle ore che corrispondono al mezzogiorno solare, all’uso della crema solare. 

È importante anche sapere quanto è nocivo il sole in un determinato momento. La pericolosità dei raggi ultravioletti può essere quantificata tramite il cosiddetto “indice UV”, la scala che va da 1 a 11 che misura il livello di radiazione ultravioletta dannosa per la pelle presente nell’ambiente. Un livello pari o superiore a 3 viene già considerato rischioso. Per conoscere in tempo reale il livello di radiazione ultravioletta si può consultare la app SunSmart Global UV App messa a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla World Meteorological Organization e dal United Nations Environment Programme.