Tumori di testa e collo, biopsia liquida intercetta la malattia
La biopsia liquida, effettuata mediante semplice prelievo di sangue consente di monitorare efficacemente i tumori dell’orofaringe legati al papillomavirus umano. Lo dimostra uno studio traslazionale condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina pubblicato sulla rivista European Archives of Oto-Rhino-Laryngology.
Lo studio ha analizzato i livelli di Dna del virus Hpv circolante nel sangue di pazienti affetti da neoplasie dell’orofaringe e sottoposti a chirurgia mininvasiva per via transorale con piattaforma robotica daVinci.
Il test ha dimostrato una sensibilità del 100% nella diagnosi dei tumori delle tonsille e della base lingua, Hpv-correlati. Inoltre, la quantità di Dna virale nei giorni immediatamente successivi all’intervento si è rivelata un indicatore chiave per determinare l’eventuale necessità di terapie adiuvanti e il rischio di recidiva. Questa scoperta apre la strada a un approccio innovativo, consentendo interventi tempestivi e personalizzati grazie a un semplice esame del sangue.
Ogni anno, in Italia, vengono diagnosticati circa 10.000 nuovi casi di tumore testa-collo. Se in passato i principali fattori di rischio erano il fumo e l’alcol, oggi l’Hpv sta emergendo come una delle cause più rilevanti, con un aumento dell’incidenza del 31%, soprattutto tra i giovani. Questo tipo di tumore supera persino il carcinoma della cervice uterina associato allo stesso virus. Le recidive locali e le metastasi si verificano nel 50% dei casi, influenzando negativamente la prognosi.
«La biopsia liquida rappresenta uno strumento centrale nel trattamento dei tumori orofaringei Hpv correlati», afferma Raul Pellini direttore dell’unità di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale dell’Istituto Regina Elena. «Questo test consente una diagnosi precoce e in alcuni casi, può essere utilizzato come test di screening. Inoltre, nei pazienti già trattati, permette di personalizzare le terapie post-operatorie e intervenire tempestivamente in caso di recidiva».
«In particolare – aggiunge Giovanni Blandino, Direttore Scientifico ff IRE – la saliva potrebbe rappresentare un fluido altamente sensibile e predittivo per individuare cellule tumorali residue, grazie alla sua vicinanza anatomica con le lesioni. Nell’ambito della biopsia liquida, sarà quindi fondamentale considerare il sito del tumore primario e analizzare il fluido corporeo più prossimo alla malattia».