Tumore al seno HER2 positivo: risultati incoraggianti da trastuzumab-deruxtecan
Ogni anno, in Europa, circa 80 mila donne si sentono diagnosticare un tumore al seno, 8-9 mila delle quali vivono in Italia. Tra questi tumori ce n'è uno particolarmente aggressivo: quello associato a una mutazione genetica, chiamato HER2-positivo. Non solo è aggressivo ma nonostante le cure si ripresenta con una certa frequenza e purtroppo fa registrare un'alta mortalità.
Tuttavia la ricerca non si ferma e le novità terapeutiche per il trattamento di questa particolare forma di carcinoma mammario sono state al centro del San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS) 2020.
Per esempio, tra i lavori presentati al SABCS, il trial DESTINY-Breast 01 ha mostrato una significativa efficacia dell'anticorpo monoclonale coniugato di Daiichi Sankyo e AstraZeneca (trastuzumab deruxtecan) e una risposta duratura nelle pazienti nelle quali questa forma tumorale era progredita dopo due o più precedenti regimi terapeutici anti-HER2. In particolare, i dati presentati al simposio indicavano una durata mediana della risposta superiore a venti mesi, con una stima di tre pazienti su quattro in vita a 18 mesi dall’inizio della terapia. Il follw-up è durato mediamente 20,5 mesi.
«Trastuzumab deruxtecan ha dimostrato di indurre una regressione misurabile di malattia nella maggioranza delle pazienti trattate che avevano ricevuto mediamente sei linee di terapie precedenti» commenta Pierfranco Conte, docente di Oncologia all’Università di Padova e direttore della Oncologia medica dell’Istituto oncologico veneto, uno degli sperimentatori del trial. «Sono fiducioso – aggiunge - che l’efficacia di questo farmaco sarà ancora maggiore quando potrà essere usato precocemente». A parere di Conte, il dato più interessante dello studio è che c’è stata una durata di sopravvivenza libera da progressione della malattia analoga a quella ottenibile ai trattamenti di prima linea. Per esempio, un gruppo di pazienti con metastasi cerebrali ha avuto, sia in termini di risposta sia di durata della risposta, un beneficio analogo alle altre pazienti che non avevano metastasi cerebrali.
Può sembrare un'ovvietà che le persone con carcinoma della mammella desiderino di vivere di più, purché «con una buona qualità della vita» dice la giornalista tedesca Eva Schumacher–Wulf, direttrice del magazine Mamma Mia! dedicato alle pazienti con cancro al seno, che dal 2014 combatte anche lei contro un carcinoma mammario metastatico. Una qualità della vita, precisa, il cui standard è però «decisamente diverso da quello che può concepire una persona sana. Ma in questo concetto è sicuramente racchiusa la speranza e avere a disposizione più di una opzione terapeutica sicuramente aiuta ad avere speranza e quindi a vivere meglio. Perché la vita per noi è come le montagne russe: abbiamo trattamenti che nel migliore dei casi funzionano per un po', ma poi abbiamo bisogno di un’altra opzione di trattamento e poi di un’altra ancora – racconta - finché a un certo punto dobbiamo decidere quanta qualità di vita vogliamo concedere in cambio di tempo di vita. Dunque è fondamentale proseguire la ricerca scientifica sulle nuove opzioni terapeutiche, affinché un giorno non dobbiamo più trovarci di fronte a questa scelta».
I risultati aggiornati dello studio presentati a San Antonio fanno ipotizzare che la combinazione di trastuzumab e deruxtecan «potrebbe diventare opzione terapeutica a lungo termine per pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2 positivo precedentemente trattato» prevede Antoine Yver, vicepresidente esecutivo e responsabile globale del reparto di Ricerca e sviluppo in oncologia di Daiichi Sankyo. «La durata della risposta e il profilo di sicurezza a lungo termine – aggiunge - confermano ulteriormente che la nostra tecnologia DXd dell’anticorpo monoclonale coniugato costituisce un trattamento efficace e duraturo».
Allo stato attuale nove studi registrativi stanno valutando l’efficacia e la sicurezza di trastuzumab deruxtecan in monoterapia per il trattamento di diversi tumori con espressione di HER2, inclusi i carcinomi mammario, gastrico, polmonare e colorettale. E sono in corso ulteriori trial per sperimentarlo in associazione con altri trattamenti anti-cancro come l’immunoterapia. Per il carcinoma mammario HER2-positivo metastatico è già stato approvato dall’FDA statunitense e dalle autorità regolatorie giapponesi, mentre in Europa, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) ha appena espresso il suo parere positivo per l’approvazione da parte dell’EMA, l'ente regolatorio europeo.