Un giovane su tre non riconosce le notizie affidabili
In Italia, un giovane su tre non è in grado di comprendere correttamente se un’informazione online è veramente affidabile: un dato preoccupante, anche se forse non del tutto inatteso, emerso dal report “Disinformazione a scuola” realizzato da un team di ricerca guidato da Carlo Martini dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presentato il 18 novembre in occasione del ventesimo anniversario di Havas PR, società di consulenza in comunicazione parte di Havas Group.
Nell’ambito della presentazione del report, è stata annunciata la nascita dell’”Osservatorio permanente sulla disinformazione digitale” dell’Università Vita-Salute San Raffaele, con il sostegno di Havas PR, che coinvolgerà anche gli studenti delle scuole superiori italiane. Per supportare il progetto è stata lanciata una call to action dedicata alle imprese finalizzata alla realizzazione di progettualità di contrasto ai fenomeni generativi delle fake news e percorsi di formazione per dotare i giovani delle giuste competenze e abilità per comprendere il livello di affidabilità delle informazioni online.
«Sentiamo il bisogno di dare un contributo fattivo nell’evitare che fenomeni come la sovrabbondanza dei messaggi o la veicolazione di informazioni inaccurate possano alimentare il circolo vizioso delle fake-news e generare impatti negativi sulle nuove generazioni» dice Caterina Tonini, CEO di Havas Creative Network Italy e CO-Founder & CEO di Havas PR. «L’uso irresponsabile o distorto del digitale e dell’intelligenza artificiale – aggiunge - oggi pongono grandi minacce specie per i più giovani, profondamente connessi nelle piattaforme digitali e nei social media».
«Lo studio e la lotta alla disinformazione devono necessariamente passare attraverso la collaborazione di tutte le parti sociali – sostiene Martini - e le aziende sono una componente essenziale di questo processo. Ci troviamo in un mondo in cui informazione e disinformazione coesistono e spesso sono assolutamente indistinguibili l’una dall’altra agli occhi delle persone non esperte. Questo crea confusione – avverte - e spesso danneggia anche la reputazione di chi cerca di fare informazione affidabile. Partire dai giovani per creare una popolazione resiliente alla disinformazione è uno degli scopi principali del progetto di un osservatorio permanente sulla disinformazione digitale, che usa i metodi rigorosi delle scienze comportamentali e sperimentali per studiare l’efficacia di interventi atti ad aumentare la capacità critica digitale».
I dati mostrano come i giovani siano carenti nella corretta identificazione di notizie affidabili (32,8% per il tema ambiente e 36,9% per il tema salute). Allo stesso modo, hanno evidenziato difficoltà nell’individuare notizie non affidabili (41,3% per il tema ambiente e 35,2% per il tema salute).
In senso generale l’impegno dimostrato nella valutazione di informazioni da smartphone è inferiore rispetto a quello mostrato davanti a un computer, aspetto questo molto preoccupante in quanto i giovani coinvolti stimano di trascorrere quotidianamente davanti allo schermo del telefono cellulare circa cinque ore e cinquanta minuti.
«La fiducia nella scienza è cruciale per il nostro futuro – sottolinea infine Corrado Tomassini, vicepresidente di Havas PR - ma serve prestare la massima attenzione, preservandola. La disinformazione scientifica sfrutta il “marchio” della scienza per dare credibilità a informazioni non supportate da prove, spesso per scopi di lucro o ideologici, minando la fiducia delle persone, a volte anche in maniera irreparabile. La recente esperienza del Covid ci ha chiaramente insegnato che serve il contributo da parte di tutti per contrastare il fenomeno dilagante delle fake-news».