Screening mammografico: obiettivo 100 per cento
Allargamento della fascia di età in cui viene proposto lo screening mammografico; prediligere forme di comunicazione più moderne ed efficaci per invitare le donne ad aderirvi, superando la tradizionale lettera a casa utilizzata dalle Regioni; identificare in modo puntuale e tempestivo, fin dal primo accesso, un eventuale rischio eredo-familiare della donna, per poterla inserire in un percorso di prevenzione personalizzato.
Sono queste, in sintesi, le richieste contenute nell'ultimo Policy Brief di Europa Donna Italia “Diagnosi e Screening: obiettivi e richieste per un concreto diritto alla salute” presentato a Roma martedì 5 febbraio. Obiettivo del documento è, in sostanza, indirizzare scelte politiche, nazionali e regionali che migliorino l’adesione delle donne e incrementino l’equità e l’efficacia dei programmi di diagnosi precoce del tumore al seno.
«Nell’ultimo decennio – ricorda Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio nazionale screening - la sopravvivenza delle pazienti a cinque anni dalla diagnosi di tumore al seno è aumentata di circa l’88%. Un dato forte e significativo che dobbiamo sia ai progressi della ricerca, che offre sempre migliori possibilità di cure, sia ai programmi di screening. La diagnosi precoce è infatti un elemento cruciale per la presa in carico ottimale delle pazienti: nella maggior parte dei casi, garantisce interventi chirurgici più conservativi e maggiore efficacia delle terapie. Nonostante queste evidenze, tuttavia, i dati di adesione ai programmi di screening organizzati dalle Regioni sono ancora troppo bassi: l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale screening 2023 riporta un’adesione media nazionale all’invito pari al 55,4%, così ripartita: 65,3% al Nord, 54% al Centro e 40,1% al Sud e nelle Isole».
Sono dati «che fanno riflettere - interviene Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia - e ci obbligano a fare la nostra parte per proporre alle Istituzioni azioni di intervento volte ad aumentare l’adesione allo screening e superare le inaccettabili diseguaglianze all’accesso, oggi ancora molto forti. Basti pensare che solo cinque Regioni su venti oggi offrono alle donne lo screening nella fascia di età allargata 45-70 anni e chi ha un aumentato rischio per familiarità di tumore al seno non ha un percorso di prevenzione dedicato»
Sono sintetizzate in tre punti le richieste presentate nel Policy brief, rivolte a Istituzioni e decisori politici, e riguardano, per l’appunto: l’allargamento della fascia di età in cui viene proposto lo screening mammografico; le modalità e gli strumen8 comunicativi utilizzare dalle Regioni per invitare le donne ad aderirvi, che superino la tradizionale lettera a casa per prediligere forme di comunicazione più moderne ed efficaci; e la necessità di identificare in modo puntuale e tempestivo, fin dal primo accesso, un eventuale rischio eredo-familiare della donna, per poterla inserire in un percorso di prevenzione personalizzato.
«Per garantire una copertura uniforme a livello nazionale, includendo tutte le donne tra i 45 e i 74 anni nei programmi di screening mammografico, con il patrocinio di Europa Donna abbiamo sviluppato un’analisi economica – racconta Eugenio Di Brino, Co-Founder & Partner di Altems Advisory, spin-off dell’Università Cattolica - in cui stimiamo un costo complessivo pari a circa 140 milioni di euro, rappresentante la somma del costo necessario per mantenere la copertura nelle Regioni in cui l’estensione è già attiva e la somma necessaria per estenderla alle Regioni che non lo hanno ancora fatto. Questo incremento dei costi è giustificato dall'importanza della diagnosi precoce del carcinoma mammario, che può ridurre non solo la mortalità, ma anche i costi associati ai trattamenti oncologici avanzati, comportando un impatto positivo sia sulla salute delle pazienti che sulla sostenibilità economica del nostro Servizio sanitario nazionale».
«Ci auguriamo - conclude D’Antona - che a questo nostro Quaderno di Policy Brief seguano al più presto risposte concrete e risolutive da parte delle Istituzioni».