La sanità in piazza in difesa del servizio sanitario nazionale

La protesta

La sanità in piazza in difesa del servizio sanitario nazionale

di redazione

Decine di manifestazioni, assemblee, sit-in promossi dall’intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, insieme con associazioni di pazienti e di cittadini, si sono svolte oggi in tutta Italia, in difesa del diritto alla salute e del servizio sanitario nazionale pubblico e universale e per chiedere di arrestare la deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari e la frantumazione di un diritto sancito dalla Costituzione.

«Il Def 2024 rappresenta la cartina di tornasole delle politiche sanitarie del Governo in carica, e l’occasione per capire quale modello assistenziale vuole adottare e quali politiche di tutela dei professionisti di cui pure, a parole, riconosce l’importanza per il rilancio della sanità pubblica», scrive l’Anaao Assomed in una nota. «Il presente e il futuro della più grande infrastruttura civile del Paese, presidio di coesione sociale e unità nazionale, dipende da quante risorse si vorranno destinare alla sanità e da quale ruolo si vorrà riconoscere alle risorse umane che da troppi anni subiscono le conseguenze di pessime condizioni di lavoro».

«I tempi di attesa infiniti per ogni prestazione nel pubblico, la congestione del Pronto Soccorso dove confluiscono l’iperafflusso di accessi spesso inappropriati e la carenza dei posti letto degli Ospedali le carenze di personale determinata anche dalla grande fuga in atto dal lavoro pubblico sottopagato, il definanziamento dei programmi di promozione della salute e della prevenzione, l’inadeguatezza dei LEA, l’invecchiamento della popolazione esigono risorse economiche adeguate, ma soprattutto riforme di modelli assistenziali, ormai obsoleti, che nella pandemia hanno mostrato tutte le loro lacune e debolezze», continua il sindacato. «Se recuperiamo alcune posizioni in Europa le perdiamo nella sanità pubblica, dove, da tempo, registriamo il non invidiabile primato della spesa più bassa, sia in rapporto al PIL che per quota capitaria, con l’offerta sanitaria pubblica giunta ai minimi storici», continua il sindacato che denuncia la “mancanza storica di politiche sanitarie strutturali e omogenee sul territorio nazionale, non frammentate in 21 rivoli regionali che da tempo scaricano sui professionisti le responsabilità dei disservizi vittime di una governance datata che condiziona ruoli, processi e relazioni in una cornice burocratica asfissiante. Gli eroi sono stati abbandonati nelle retrovie dai generali di un esercito disorganizzato con contratti di lavoro condannati ad essere sottoscritti a tempo scaduto, che non migliorano le condizioni di lavoro e che non tengono il passo con le retribuzioni Europee. Gli stessi fondi del PNRR rischiano di non essere utili al cambiamento strutturale se non si interviene attraverso un investimento deciso sulle risorse umane anche per prevenire la fuga dei professionisti in cerca di condizioni migliori», conclude.